Napoli sta perdendo la sua anima del commercio al minuto. Sono 160 i negozi sfitti nell’area Vomero-Arenella, medi, piccoli o piccolissimi imprenditori costretti a spegnere le vetrine, chiudere i banconi e liquidare i magazzini. Anche se potevano vantare una storia e un’attivita’ di famiglia che attraversava i decenni, scavalcando il secolo. Piu’ o meno breve. L’arma di distruzione di massa dei negozianti e’ facilmente identificabile, il caro affitti.

La crisi che li ha messi in ginocchio e’ fotografata impietosamente dalla realta’ quotidiana. Nelle via della moda di Napoli, il tratto finale di via Luca Giordano compreso tra via Scarlatti e via Vaccaro, hanno chiuso nove negozi su venti. Anche di grandi griffe, incapaci di resistere alla recessione per affitti spinti incredibilmente oltre i prezzi del mercato. Stessa sorte per ristoranti e pizzerie, colpiti a morte da una sorta di maligna bolla immobiliare dalle tendenze vagamente suicide che riduce a schegge di ghost town gli angoli una volta piu’ animati e vitali della metropoli partenopea. Enzo Perrotta, consigliere nazionale di Confimprese Italia, denuncia una situazione che disegna la cartina di tornasole di uno stato di fatto nazionale: “Sta succedendo ovunque.

Una desertificazione urbana che ha una sola ragione, oltre alla crisi, la famelicita’ degli immobiliaristi”. Il bollettino di guerra si snoda implacabile, uno stillicidio di esecuzioni annunciate: via Kerbaker, sfitti 12 negozi su 30, alta via Scarlatti, 8 su 16, via Bernini 4 su 16, via Orsi 10 su 22. Stessa sorte per Gallerie una volta rutilanti di vita e di passione come la “Scarlatti” e la “Vanvitelli”. Napoli affronta la Pompei del commercio a causa di affitti esorbitanti e vesuviani.