La prima ricetta italiana per invertire il grave disagio delle “culle vuote”, ci viene dal demografo Livi Bacci che ritiene urgentemente opportuno anticipare l’età dell’autonomia per i giovani; per i giovani, sempre più testimoni e protagonisti mancati di un futuro oltre che possibile, assolutamente necessario a garantire quell’identità italiana sempre più fortemente in crisi; sempre più fortemente cancellata ed in una grave fase di estinzione, ossia di morte e scomparsa senza resurrezione.
Siamo, demograficamente parlando, al disastro Italia. nel 2016 i nati in Italia, sono stati solo 474 mila. È questo, il dato più basso registrato nella storia d’Italia, un dato che, oltre a fare riflettere, ci deve fortemente allarmare.
L’Italia, oltre a non crescere economicamente, non cresce di conseguenza neanche nella sua popolazione. Sono sempre meno i nati d’Italia; il dato del 2016, con continuità certa di decrescita demografica infelice anche per il futuro, è un dato allarmante; un data da record assolutamente negativo. La popolazione italiana cala e diventa sempre più vecchia.
Che fare? Certamente non è possibile, stare a guardare, nella più grande e disumana indifferenza italiana.
In Italia c’è un modello italiano che può essere preso a riferimento. È il modello Alto Adige dove le culle sono diventate piene e ricche di bambini, il futuro d’Italia, grazie ai servizi ed ai sostegni finanziari alle famiglie giovani.
Un buon e significativo esempio italiano che, come evidenziano i dati, ha positivamente funzionato nel piccolo Alto Adige italiano, dove gli incentivi hanno favorito l’aumento della popolazione, con le culle non più disperatamente vuote, ma piene di vagiti di futuro. Mentre in Alto Adige succede questo, nel resto d’Italia le culle italiane continuano a rimanere vuote; continuano a rimanere sempre più vuote.
Devono necessariamente tornare ad essere piene di futuro italiano, in quanto, sono le risorse umane le prime e grandi insostituibili risorse del futuro possibile. Di un futuro necessariamente possibile, per non cancellare gli scenari di italianità che, se non hanno la giusta e saggia attenzione, diventano scenari negati; scenari tristemente cancellati.
Il tasso di natalità dell’Alto Adige è stato raggiunto in un contesto di ruralità diffusa dove le famiglie numerose sono ancora la normalità e dove, in aggiunta a queste positive condizioni familiari di partenza, ci sono stati gli incentivi (200 euro al mese per ogni figlio con meno di tre anni ed i servizi di supporto, offerti alle giovani coppie, mentre in altre parti d’Italia si pagano a caro prezzo).
Le donne che lavorano, soprattutto da parte della provincia di Bolzano (40 mila dipendenti, con due terzi donne), hanno diritto, tra l’altro, ad un’aspettativa fino a due anni.
La stessa virtuosità umana e sociale è sostenuta anche da parte del privato con un welfare virtuoso che, così facendo, crea le condizioni favorevoli per chi lavora, a fare dei figli, una grande risorsa per il futuro italiano; una grande risorsa che non può assolutamente essere negata al futuro italiano.
Una risorsa che viene riconosciuta sul territorio dell’Alto Adige, ma purtroppo, fortemente negata al resto d’Italia, senza incentivi e servizi di supporto a sostegno delle nascite; si ha il dovere, di popolo civile ed attento al futuro, di fare venire al mondo.
Tanto, creando purtroppo e sempre più, gli scenari tristi di un’Italia dalle culle sempre più vuote.
L’Italia, negandosi al futuro, è fortemente invecchiata. Gli indicatori demografici dell’ISTAT, rappresentano un vero e proprio campanello d’allarme.
Bisogna porre un punto assolutamente fermo al calo delle nascite; si tratta di una vera e propria necessità emergenziale per il futuro italiano; di una necessità, venendo meno la quale, non si può guardare con ottimismo al futuro italiano con il suo pesante fardello dovuto al calo crescente delle risorse umane; tanto, per effetto del continuo calo della fecondità italiana, ridotta a 1,34 figli per donna e con una preoccupante età media delle donne madri a 31,7 anni.
Il saldo naturale, tra nati (474 mila) e morti (508 mila) nel 2016, è stato negativo (134 mila) per il secondo anno consecutivo.
Gli italiani che vivono in Italia e che fanno parte della popolazione di 60 milioni e 579 mila, al primo gennaio 2017, hanno un’età media di 44 anni e 9 mesi; un’età sicuramente alta.
Rappresenta in sé, il grave ed allarmante segnale di un’Italia che invecchia ed ha una popolazione che, così facendo, si nega disperatamente al futuro, alimentando il triste fenomeno delle culle vuote.
Fortemente preoccupato per il futuro italiano è il demografo Livi Bacci. A suo saggio dire, occorre e da subito, fermare il declino della nascite; tanto, se l’Italia vuole pensare saggiamente al suo futuro, ritrovando la strada giusta per assetti sociali sostenibili che partono proprio e prima di tutto dalle risorse umane e dalle loro caratteristiche demografiche.
Siamo, dal punto di vista demografico, in una condizione di assoluta e grave debolezza, con dinamiche assolutamente insostenibili e da futuro italiano negato. Tanto, facendoci male; tanto, negando l’Italia al futuro
Le soluzioni di un “possibile italiano” capace di garantirci al futuro, così come suggerite da Livi Bacci sono, tra l’altro, nelle prospettive dei flussi migratori ad alta intensità; unitamente a questi ci sarebbe, tra l’altro, l’urgente attenzione italiana per politiche incoraggianti le nuove nascite; trattandosi di politiche dal forte impatto economico, date le gravi condizioni economiche italiane, sono purtroppo assolutamente e sempre più negate; sono purtroppo e sempre più cancellate, cancellando così facendo l’Italia al futuro.
Sono poco probabili, se non del tutto negate. Tanto, con grave, gravissimo danno per il futuro italiano, sempre più compromesso, sempre più negato dalle tante, troppe culle vuote, con i giovani che si negano al futuro, non facendo figli, per le loro tristi e diffuse condizioni del futuro negato; di un futuro sempre più cancellato, cancellando, così facendo, il futuro italiano.
La politica italiana, dal fiato sempre più corto, proprio non sa guardare avanti; si rifiuta di guardare avanti. Non sa assolutamente pensare al futuro, garantendo l’Italia, purtroppo, fortemente dismessa; tanto, con l’assoluta certezza di redditi familiari e di donne al lavoro per quel mondo giovanile che, non garantito, si sente negato al futuro e fa male, tanto male all’Italia, non facendo figli, non per un atto di egoismo, ma per le tristi condizioni italiane da futuro negato.
Basta con la denatalità! Italia, svegliati! Italia, responsabilmente fai il tuo dovere verso le nuove generazioni che hanno assolutamente bisogno di certezze in età giusta, per pensare al futuro e mettere al mondo dei figli; tanto, per una naturale continuità della specie umana in ambito familiare e più oltre, in quell’insieme italiano che soffre tristemente di dualità egoistiche con le grandi conseguenze delle “culle sempre più vuote”.
Mentre l’Italia soffre per il triste fenomeno della denatalità, la vicina Francia, con politiche di lungo corso a favore delle nascite, avviate subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, con una popolazione pari a quella italiana, ha un numero di nascite doppio rispetto a quello italiano.
Il sistema francese virtuosamente, così facendo, ha saputo garantire il futuro della sua popolazione, con un conseguente, efficiente e positivo ricambio generazionale ed una non eccessiva condizione di invecchiamento nella popolazione che, proprio non giova al futuro.
Il nostro Paese con la sua popolazione fortemente invecchiata è un Paese dal futuro negato.
Nel periodo 2010-2015, l’ISTAT, ha registrato, tra l’altro, che la percentuale di nascite di bambini ogni 1.000 abitanti è stata del 9,3; quella della Francia del 12,7.
Perché tanto futuro negato alle nuove nascite italiane? La prima, grave causa delle culle vuote è l’assoluta mancanza di certezze economiche e lavorative.
Il mondo giovane italiano è sempre più dal futuro negato. Purtroppo non ha garanzie di futuro; non ha assolutamente certezze. Ha, davanti a sé, una condizione dal fiato gravemente corto; una condizione triste da futuro negato.
Sono tanti i giovani italiani che vivono in coppia e che sono spesso spinti a mettere al mondo una nuova vita. A fermarli è l’assoluta mancanza di stabilità economica, a fermarli è l’assoluta mancanza di futuro gravemente negato.
È questo un problema amaramente e socialmente grave; un problema, comune a gran parte dell’Italia; un problema che nega alle giovani famiglie italiane ogni possibile certezza di futuro e con la mancanza di certezze di futuro, nega alla coppia, la grande gioia italiana di una “culla piena”; di una nuova vita che in sé rappresenta la continuità e quel ricambio generazionale senza il quale siamo sempre più, disperatamente un Paese senza futuro.
Il futuro ha alla base, come prima importante ed insostituibile risorsa, la risorsa umana; in sua mancanza, come per l’Italia dei nostri giorni, si vive in una condizione gravemente triste, da futuro negato.
Voglio concludere con un atto di fiducia verso il futuro; verso il futuro italiano. Chi ci governa -sgovernando, non può, abbandonare l’Italia tradendo gli italiani; non può non garantire il futuro a questo meraviglioso Paese, dalle antiche tradizioni familiari, con famiglie un tempo numerose, dove era tra l’altro importante l’aiuto dei nonni con il loro ruolo e la loro presenza attiva, nell’organizzazione familiare fatta di un saggio insieme umano veramente “bello vivere” e bello da godere, vedendo i figli crescere e diventare protagonisti di futuro, nel naturale ricambio, da una generazione all’altra.
Tutto questo appartiene ad un Paese italiano saggiamente normale; tutto questo, purtroppo e sempre meno appartiene all’Italia di oggi, un Paese gravemente ammalato di futuro che si nega egoisticamente alla vita con le “culle vuote”, un disumano male italiano, dovuto alla sempre più diffusa e crescente mancanza di futuro umanamente possibile per i nostri figli ed i figli dei figli, costretti, una volta nati, a vivere in un Paese disumano; in un Paese dal futuro negato, per la criminale disumanità di chi lo governa, facendogli maledettamente male, avendo, in modo diffuso, perduto “lo ben dell’intelletto” con in aggiunta alle tante gravi e disumani sofferenze italiane, o la triste condizione di futuro negato per le vita mai nate; per le tante vite italiane negate, che non verranno mai al mondo.
Giuseppe Lembo