di Antonio Troise
Un record dopo l’altro. Dovremmo esserci abituati. Eppure, i dati che arrivano dal fronte della tasse ci sorprendono sempre. Nel male (quasi sempre) e nel bene. Ieri ha fatto una certa impressione scoprire che dal 1980 a oggi il carico fiscale degli italiani è aumento di oltre 12 punti percentuali. Riflesso di una politica economica perlomeno contro-intuitiva considerando anche che si è realizzata in concomitanza con la più grave e lunga crisi economica che l’occidente ricordi, paragonabile a quella del 1929.
Ma fa altrettanto riflettere il numero degli italiani che hanno deciso di mettersi in regola con il fisco pagando a rate quanto devono all’erario: un esercito di due milioni di persone, il record è in Campania. E’ l’altra faccia di Equitalia, quella meno arcigna e più disponibile a venire incontro a persone che devono già fare i conti con un reddito che non riesce ad arrivare alla fine del mese. La dimostrazione più eloquente del fatto che quando il fisco diventa più umano e non si limita a mostrare i muscoli (a colpi di ganasce alle auto o pignoramenti a raffica) diventa anche meno oppressore e più amichevole. E forse, riesce anche ad incassare qualche cosa in più rispetto alle previsioni, evitando di far fallire un’impresa o di mettere letteralmente in ginocchio i contribuenti.
Ma, rateizzazione a parte, il problema del carico fiscale che ormai ha raggiunto una dimensione eccessiva resta in tutta la sua portata. Ed è destinato a pesare come un macigno anche sulle prospettiva di crescita del Bel Paese.
Un numero per tutti: quest’anno le imprese verseranno nelle casse dell’erario circa 110 miliardi di euro. In valori assoluti ci supera solo la Germania, che raggiunge i 120 miliardi di euro. Per essere veramente obiettivi, però, bisogna considerare due cose. Primo, che i tedeschi sono 20 milioni in più rispetto agli italiani. Secondo, che il peso del sommerso e dell’evasione, in Italia supera il 17% del Pil (oltre 270 miliardi di euro) rispetto all’11% della Germania. Molto probabilmente, considerando anche questi dati, il poco invidiato primato delle tasse più alte (anche in valore assoluto) toccherebbe ancora una volta all’Italia.
Insomma, il fisco si conferma ancora una volta come l’ostacolo più alto da superare sulla strada della ripresa. Tanto che perfino il bonus di 80 euro deciso dal governo Renzi rischia di perdere gran parte della sua efficacia e di essere quasi completamente assorbito dall’aumento delle tasse che non accenna, affatto, a fermarsi: anche nel 2014, fanno sapere della Cgia di Mestre, la pressione fiscale dovrebbe lievitare di un altro 0,2%. Per questo la graduale ma significativa riduzione delle tasse resta la strada principale per far ripartire l’economia. Ma i margini per imboccare questo percorso, con un debito così alto e senza aggredire la spesa pubblica, sono destinati a rimanere molto stretti.