E’ la rivincita di Atene. Sulla carta i numeri sono inequivocabili. La Grecia è uscita dalla recessione mentre l’Italia ancora annaspa nella crisi. Il piccolo miracolo ellenico è tutto nella fotografia del Prodotto Interno Lordo scattata ieri, in quella crescita dello 0,7% nel terzo trimestre che è la variazione migliore rispetto a tutti i paesi dell’Eurozona. Un aumento che batte perfino la blasonatissima Germania e la Francia. Senza neanche mettere in conto il Pil, tutto in negativo, del Bel Paese. Ma attenzione ai facili tentativi di imitazione. Dietro il miracolo greco ci sono sei anni di lacrime e sangue. Dal punto di vista dei conti pubblici, il Paese può dirsi ormai lontano dal baratro del default (anche se il debito pubblico ha quasi raddoppiato il Pil attestandosi sul 177%). L’economia reale, invece, racconta una realtà ancora pesante. Il reddito delle famiglie è calato, negli ultimi sei anni, del 30%. Migliaia di lavoratori, pubblici e privati, sono stati licenziati. Il tasso di disoccupazione è il più alto in Europa, il doppio di quello italiano, che pure non se la passa bene. Per recuperare la ricchezza pre-crisi ci vorrà ancora un decennio. Insomma, ce n’è ancora di strada da fare per lasciarsi alle spalle la recessione più lunga e più dura che l’economia occidentale ricordi.
La rivincita di Atene, però, può insegnare molto all’Italia. Ci fa capire, ad esempio, che il ricorso agli aiuti della Troika, con il commissariamento di fatto della politica economica, non risolve affatto i problemi. E’ vero che salva dall’incubo del default, ma con costi sociali ed economici altissimi, quasi al limite della sopportazione. Forse, se avesse attuato prima le misure e le riforme economiche richieste dalla situazione di grave crisi finanziaria, la Grecia avrebbe avuto qualche decimale in meno di Pil ma avrebbe salvato decine di migliaia di posti di lavoro e reso meno pesante, per le famiglie e i cittadini, il costo della recessione.
Insomma, la lezione della Grecia va interpretata a imparata a memoria. L’economia italiana è ancora fortemente malata e i medicinali fino a ora somministrati, fatti soprattutto di sacrifici e di aumenti di tasse, hanno mostrato tutti i loro limiti. E’ il momento, invece, di tentare un’altra strada: nuovi investimenti controbilanciati da riforme strutturali serie e attuate nei tempi giusti. Su questo fronte Renzi si gioca la partita più importante del suo futuro politico. Ma è una sfida decisiva anche per l’Europa: se l’Italia non torna a crescere, i suoi conti potrebbero davvero avvicinarsi pericolosamente a quelli della Grecia. Con una differenze: se falliva Atene, l’euro poteva ancora reggere il colpo. Se fallisce Roma, per la moneta unica non c’è davvero scampo.
fonte: L’Arena di Verona