“Il Nobel a Lampedusa sarebbe un riconoscimento sacrosanto. Lo chiedemmo nel 2009, noi della Fondazione O’scia’, che dal 2003 e per 10 anni abbiamo portato sull’isola 300 artisti a testimoniare il dibattito su temi quali integrazione e convivenza pacifica e solidale”. Così Claudio Baglioni, in un articolo a sua firma pubblicato su ‘La Repubblica’, interviene sulla campagna per candidare Lampedusa al Premio Nobel per la pace. Dopo la Fondazione O’scia’, spiega il cantautore, la proposta è stata ripresa da Avvenire nel 2011 e dall’Espresso nel 2014. “Ora – aggiunge -tocca alla sensibilità di Gianfranco Rosi, autore di un’opera straordinaria sulla storia di un’umanità straordinaria: la gente di Lampedusa e Linosa. Gente che, quando affoghi, non ti chiede chi sei o da che parte stai: ti tende la mano. Gente che esce, con qualunque mare, per venire a prenderti e non ci pensa due volte a dividere quel poco che ha con chi non ha più niente”. “Il Nobel, però, non deve essere un contentino o una pacca sulla spalla, ma una dichiarazione d’intenti: un manifesto politico. La presa di coscienza della classe dirigente europea che il benessere di pochi non si può fondare sul dramma di molti. Per ragioni economiche e non soltanto etiche. Quello che va in scena nel Mediterraneo è un nuovo tipo di genocidio: un genocidio censitario del quale un giorno la Storia ci chiederà conto”, scrive Baglioni.