II premier è contento per il Sì di Gianni Cuperlo: «Lui, al contrario di altri, si è dimostrato serio, coerente e leale». Ma soprattutto è soddisfatto perché da minoranza interna è frantumata: sono rimasti solo Bersani, Speranza e quattro amici». Ma c’è di più. Con questo documento della commissione elettorale, frutto del lavoro dell’infaticabile Lorenzo Guerini e di Ettore Rosato, Renzi è convinto di poter mandare un «messaggio anche all’elettorato moderato di Forza Italia, che capirà che non riformeranno la legge elettorale per conto nostro». La soddisfazione per l’esito della giornata di ieri non fuga però le preoccupazioni per il futuro. Per quello che farà la Corte costituzionale anche in caso di vittoria dei Sì. Perché la sentenza della Consulta sull’Italicum potrebbe mettere in difficoltà Renzi e rendergli impraticabile la strada di una legge e lettorale che «garantisca la governabilità». Gli uomini del premier prevedono un braccio di ferro. C’è però un’altra preoccupazione che offusca la giornata di ieri. Per la prima volta da quando ha cominciato la sua rincorsa referendaria il presidente del Consiglio non esclude la «possibilità di una sconfitta». «Può darsi che perdiamo, ma può darsi che i miei avversari perdano anche questa…», confida il premier ai collaboratori. Lo scenario in caso di vittoria dei No si presenta quanto mai impervio per il presidente del Consiglio. Renzi non ne parla più in pubblico, ma comunque ha chiaro in mente che in caso di sconfitta l’unica strada è quella delle dimissioni. Ma qui giungono le dolenti note. Già, perché il capo dello Stato per evitare l’instabilità ha lasciato intendere che gli ridarebbe l’incarico e lo rinvierebbe alle Camere. E a questo punto che cosa potrebbe fare il premier? Rifiutare un’offerta del genere sarebbe difficile, tanto più che Silvio Berlusconi ha fatto sapere a chi di dovere che in caso di vittoria dei No lui è pronto a dare una sorta di appoggio esterno per riscrivere la legge elettorale. Il che signif ica che l’idea di mettere in piedi un governo che duri solo il tempo per mandare definitivamente in porto la legge di Bilancio svanisce. Un esecutivo siffatto durerebbe quindi necessariamente mesi e mesi.