Chiarezza sul futuro dell’Ilva. E’ la richiesta che stamattina, in un consiglio di fabbrica che si terra’ nella sede della Provincia di Taranto e che sara’ aperto ai parlamentari, ai consiglieri regionali e agli amministratori locali, rilanciano Fim, Fiom e Uilm di Taranto insieme alle confederazioni sindacali. La riunione di oggi coincide con una data simbolo, quella del sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico pugliese che il 26 luglio di cinque anni fa il gip Patrizia Todisco dispose, su richiesta della Procura che aveva indagato sull’inquinamento provocato dall’acciaieria. La crisi dell’Ilva e’ esplosa allora, tant’e’ che il Governo e’ dovuto poi intervenire con varie leggi e il commissariamento dell’azienda, togliendola dalla gestione dei Riva. Cinque anni dopo il gruppo Ilva, che e’ in amministrazione straordinaria da piu’ di due anni, e’ stato ceduto ad Am Investco Italy, nuova societa’ formata da Arcelor Mittal all’85 per cento e da Marcegaglia.
La nuova societa’ ha fatto ai commissari la sua offerta che consiste in 1,8 miliardi di prezzo d’acquisto, circa 2,3 miliardi di investimenti ambientali e industriali, 10mila occupati, una produzione che partira’ con 6 milioni annui di tonnellate di acciaio per assestarsi, a regime, a 9,5 milioni, di cui parte derivante dal trasferimento a Taranto di semilavorati prodotti da Arcelor Mittal in altri siti europei. Lakshmi Mittal, leader mondiale dell’acciaio, e’ stato ieri a Taranto ed ha incontrato per la prima volta il nuovo sindaco Rinaldo Melucci, eletto un mese fa. Con Mittal, anche il figlio Aditya e Geert Van Poelvoorde, amministratore delegato Arcelor Mittal per i laminati piani in Europa, segmento produttivo nel quale e’ specializzata l’acciaieria di Taranto. I due Mittal sono stati in seguito anche all’Ilva, mentre Van Poelvoorde ha poi incontrato da solo il prefetto di Taranto, Donato Cafagna, il presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano, e il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. Van Poelvoorde e’ stato lo scorso 20 luglio il capo delegazione di Arcelor Mittal nell’avvio al Mise della trattativa con i sindacati sull’occupazione.
Sia il sindaco Melucci che il presidente Cesareo parlano di incontri positivi e dicono che Arcelor Mittal vuole investire e rilanciare il sito di Taranto. I sindacati metalmeccanici, pero’, ritengono che Arcelor Mittal debba migliorare i piani presentati e dare maggiori garanzie su tre punti: risanamento ambientale della fabbrica, tutela dei posti di lavoro, rilancio industriale delle produzioni. Per questo oggi chiamano a raccolta parlamentari e amministratori locali. L’obiettivo e’ rafforzare una piattaforma unitaria che non sia solo dei sindacati ma della citta’ e che quindi unisca le istituzioni ai lavoratori.
“Ormai dal 20 luglio scorso – affermano i sindacati – si e’ entrati nel vivo della trattativa sindacale con Am Investco e, quanto emerso in questi mesi, non lascia presagire scenari positivi per i lavoratori e per i cittadini. Ad oggi – si sostiene – a nessuno conosce nello specifico ne’ il piano industriale, ne’ quello ambientale, il quale ha subito ulteriori modifiche attraverso il decreto di aggiudicazione del gruppo Ilva del 5 giugno scorso”. Per i sindacati, “e’ evidente che questa complicatissima vertenza possiamo vincerla soltanto se riusciamo ad andare oltre i cancelli dell’Ilva, costruendo una piattaforma rivendicativa capace di mettere al centro la questione ambientale, sanitaria ed occupazionale, costituendo anche a Taranto il cosiddetto “fronte popolare” tra mondo del lavoro e cittadinanza sulla scorta dell’esperienza gia’ vissuta e comunicataci dal vescovo, monsignor Santoro. Fim, Fiom e Uilm – si annuncia – durante le assemblee, hanno pertanto predisposto una piattaforma rivendicativa necessaria a rafforzare il percorso unitario gia’ intrapreso dalle organizzazioni sindacali che dovranno gestire la difficile fase di trattativa con Am Investco”. Per i sindacati metalmeccanici, infine, “occorre un segnale forte da parte di questo territorio, a tutti i livelli. L’Ilva non e’ un “problema” della sola citta’ di Taranto. Per questo e’ necessario un fronte comune dell’intera provincia che, come noi, desidera conoscere quanto prima quali sono gli intendimenti e le scelte del Governo in ordine alla politica dell’industria ionica”.