“Sono contento che Ezio Mauro lasci la direzione di Repubblica. Contento prima di tutto per lui. Lasciare dopo vent’anni è un onore, un privilegio, una bonanza. Si ha tempo per fare la conta degli errori e delle azzeccature, profit and loss come dice il poeta. – scrive Giuliano Ferrara del Foglio – Mollare una responsabilità esecutiva, e senza moine fondazioniste, considerandosi allegramente a disposizione, in favore di gente più giovane, preparata, leale e agguerrita, è cosa buona e giusta. Mauro non è il mio tipo, nel senso che è un vero e colossale esempio di giornalismo, e io ho la vanità di considerarmi uno stronzo, un politico, un faccendiere del pensiero forte, ma non un cronista. Ma come sempre in caso di diversità, e di quelle talvolta acuminate, dolenti, perverse, Mauro è anche il mio tipo. Ha fatto il suo dovere, e in altre forme continuerà a farlo, con un certo smalto: cercare e ottenere notizie, raccontare il mondo, diffondere idee per lo pi& ugrave; sbagliate, ma idee. In certe cose importanti, il suo modello è insuperabile e, nonostante tutto, che poi vuol dire nonostante la Boccassini e Zagrebelsky, gli è felicemente mancato il gusto sordido della tiritera e dell’aum aum corporativo.
