Con le sole politiche di rigore crescono le sofferenze europee diversamente distribuite.
A salvarsi è forse solo la Germania che dal “rigore imposto” agli altri partners ne trae vantaggi per rafforzare la sua economia e crescere economicamente a tutto danno degli altri.
Un rigore assolutamente suicida per l’insieme europeo che, ormai è a caduta libera ed entusiasma sempre meno i paesi dell’unione, un tempo fermamente convinti di poter vivere bene unendosi e superando i confini della semplice nazionalità di appartenenza; diventando, transnazionalmente più forti e più capaci di affrontare le grandi sfide globali di un futuro sempre più mondializzato.
L’Europa dei popoli, così come pensata dai suoi padri fondatori, è una necessità storica del nostro tempo; lo è sempre meno, purtroppo, per così come strumentalmente utilizzata a Bruxelles dalla sua Commissione, del tutto fare e del tutto decidere, facendo prevalere a senso unico, il potere economico-finanziario dei forti che, indifferente com’è per i più deboli, rema contro i diritti fondamentali della gente europea; tanto, creando disoccupazione, povertà diffuse e morti violenti dei tanti disperatamente soli con se stessi e sempre più incapaci di vivere in dignità, anche semplicemente sopravvivendo.
L’insieme europeo e soprattutto l’insieme dell’eurozona, non hanno più le caratteristiche e le garanzie di partenza.
C’è un clima diffuso del “si salvi chi può”; c’è, tra l’altro, l’inopportuna contrapposizione degli uni contro gli altri armati.
Un vero e proprio guerreggiare guerreggiato che certamente non giova al futuro della gente europea che delusa, vede tramontare le attese di un mondo nuovo; di un mondo migliore, stando insieme e rappresentando, nella diversità, un unicuum umano, sociale, economico ed anche politico, così come sarà sempre più il futuro mondializzato dell’uomo nel corso del Terzo Millennio.
L’Europa dei tecnocrati di Bruxelles e del doice über alles di Angela Merkel, proprio non giova all’Europa dei popoli e tanto meno giova ai suoi singoli partners, come l’Italia, la Spagna, la Grecia, la Francia, in difficoltà crescenti se non si mettono in atto politiche solidali di sviluppo, capaci di garantire il lavoro ed un salario per i tanti disperati europei d’Italia, di Spagna, della Grecia e/o della Francia che, prima di tutto, chiedono all’Europa di vivere in pace, garantendo il futuro alle proprie famiglie, oggi disperatamente senza le garanzie del pane a tavola e senza le certezze di un futuro possibile per i propri figli, al cui orizzonte c’è il solo niente, il frutto di un niente europeo, per il futuro dei tanti giovani d’Europa che fanno sempre più fatica a credere nell’UE, come insieme di Stati solidali ed amici, attenti all’obiettivo del bene comune.
Siamo in una condizione di continua e crescente instabilità politico-finanziaria in un’Europa, sempre meno unita e solidale.
La spia di tale e tanta instabilità è la crisi economico-sociale che vivono i richiamati paesi della falsa unione europea.
L’Italia è, purtroppo, a grave rischio umano, sociale ed economico.
Le sue condizioni, anche se faziosamente imbellettate, per garantire e garantirsi, sperando che le cose possano cambiare con un colpo di bacchetta magica, non sono assolutamente buone.
Come si può pensare ad un futuro italiano con il carico di disoccupazione in cui si trova a vivere il nostro Paese, le cui condizioni sono, tra l’altro, aggravate dalle serrate delle aziende che non ce la fanno più a produrre, per effetto dei bilanci in rosso, per cui costrette ad abbassare le saracinesche? Non è solo falso allarmismo, da gufi malefici secondo il Premier Renzi, parlare delle gravi condizioni italiane; purtroppo, sono condizioni di allarme rosso che, portano inevitabilmente ad essere allarmati gli italiani buonpensanti.
Le sofferenze italiane, tragicamente vissute sulla propria pelle, fanno tremare le vene ai polsi dei tanti e sempre più italiani per bene che non ce la fanno più a campare.
Il bel capolavoro italiano e più in generale europeo è ormai interamente compiuto.
Per garantire il futuro europeo e soprattutto nei Paesi dell’Unione in grave e crescente difficoltà, non servono assolutamente le false promesse; ci vuole e subito, per evitarne il disastro, senza appello, prima di tutto, il lavoro; occorre rimettere in funzione il mondo sempre più dismesso del lavoro produttivo; occorre, rialzare le saracinesche da più tempo abbassate ed immettere, ovunque in Europa, senza lavoro, i giovani ed i disoccupati, nel mondo del lavoro produttivo, producendo ricchezza, per garantire in modo diffuso il welfare che sta ormai per arrivare al capolinea, mancando delle necessarie risorse, senza le quali, come per l’Italia e non solo per l’Italia, si ha un inarrestabile abbassamento della qualità della vita dei cittadini italiani ed europei insieme.
Quale il clima in Europa da parte dei 28 dell’UE? Anche se diversificato, c’è una costante sempre più diffusa; la gente d’Europa, soprattutto dell’Italia, Spagna, Grecia e Francia, proprio non ne può più delle politiche di rigore, così come maldestramente imposte da Bruxelles.
Il segnale più forte ed assolutamente inequivocabile, in tal senso, viene dalla Grecia.
Tanti, considerano un giorno storico, la mancata elezione a presidente Stauros Dimas, ex ministro, Commissario UE e candidato al ruolo di presidente, particolarmente gradito a Bruxelles, ma non tanto da essere eletto al suo Paese, per il quale, con grande soddisfazione il leader della sinistra radicale Alexis Tsipras, grida con forza “il futuro comincia adesso”.
La Grecia è vista come la maglia nera dell’UE; Tsipras è considerato il terrore dell’UE.
C’è preoccupazione nella BCE, nell’UE e nel FMI, per le gravi condizioni economiche che necessitano di un programma di salvataggio, per evitarne il fallimento, con conseguenze gravi per l’insieme europeo che si vede fallire un pezzo dell’unione.
Sarebbe un fatto grave; assolutamente ingiustificabile ed ingiustificato che proprio non dovrebbe accadere, se si vuole che non accada la fine dell’Europa Unita.
I mali di Atene devono farci aprire gli occhi e farci riflettere.
L’austerity è un grave male per chi in Europa vive in condizioni di difficoltà, al limite della sopravvivenza.
La politica monetaria dell’austerity non risolve i problemi (la Grecia, in tal senso, ha da insegnarci molto); cresce la recessione, i redditi si vanno riducendo; cresce, per mancati investimenti, la disoccupazione (in Grecia è arrivata al 25%).
Il sentimento più diffuso in Grecia, ma non solo in Grecia, in quanto fa parte della nostra quotidianità difficile, è la paura che il peggio debba ancora arrivare.
C’è, tanta rabbia nella gente, sempre più preoccupata del proprio domani.
Questi segnali non possono passare inosservati; non si può essere indifferenti anche da noi, parte di quell’Europa che soffre e non poco di Europa.
I responsabili dello sfascio umano, sociale ed economico, assumendosi in pieno le responsabilità, è bene che si facciano da parte; tanto, per evitare che le cose si complicano ancora di più.
Quello che ci serve con urgenza (in Italia come in Grecia) è la fine dell’incertezza; è il bisogno di stabilità e di crescita; tanto, attraverso un processo di riforme per agevolare, così come si conviene, il cambiamento e lo sviluppo del Paese; per attivare tutti quei necessari meccanismi virtuosi che non ci sono, se non nelle promesse fatte di sole belle parole, utili a risorgere, non solo virtualmente; utili a rinascere e far rinascere concretamente la società silenziosa ed immalinconita che si sente assolutamente impotente e con rabbia, vive nella crescente paura del domani europeo, dove, purtroppo, la solidarietà oggi non è assolutamente di casa.
Che succederà all’UE se il 25 gennaio, giorno delle elezioni-verità, la Grecia decide di voltare pagina, con la vittoria del fronte no all’austerity? Su questa strada c’è, in prima linea, Alexis Tsipras che vuole azzerare, perché vede disumanamente pericolose, le politiche dell’austerità e magari farla finita anche con l’eurozona.
Il 25 gennaio è una data importante; è importante non solo per la Grecia, ma anche per l’Italia e per lo stesso futuro europeo che, nonostante tutto, ha bisogno di tutto l’insieme europeo, non potendo assolutamente permettersi di cancellarne una sua parte, strategicamente indispensabile al tutto.
L’Italia è, comunque, a rischio contagio.
Chi deve saper ascoltare e vedere, dimostri quella saggezza necessaria che è purtroppo mancata fino ad oggi nel determinare il futuro di un’Europa concretamente unita e solidale.
È inopportuno ed insipiente agire pensando solo a se stessi, così come fa la Germania che, così facendo, crea non pochi problemi a tenere insieme la moneta unica.
Il cammino delle riforme in Grecia come in Italia è una via obbligata; ma dalle riforme devono arrivare i frutti sperati, così come nelle attese dei senza lavoro; dei giovani che vivono una precarietà senza futuro e della società più in generale che, vuole sentirsi garantita non solo nel presente, ma anche per il futuro.
Tanto è possibile; tanto è assolutamente necessario per quella continuità alla base del rapporto generazionale tra i giovani ed i loro padri.
La Grecia come l’Italia, devono sentirsi garantiti dall’insieme europeo; gli aiuti, funzionali, tra l’altro, a garantire se stessa, servono all’UE per armonizzare il suo fare, senza riserve o sentimenti di paura da parte di questo o quel Paese membro.
Deve essere obiettivo dell’UE quello che ogni popolo che ne fa parte, prosperi, così come progettualmente stabilito, all’interno dell’unione e quindi dell’eurozona; tanto, senza creare situazioni di malessere e di disagio che non giovano a nessuno.
La Grecia, come l’Italia e/o altri Paesi dell’UE devono poter contare sempre sulla solidarietà europea, che non può, per il bene di tutti, imporre devastanti scelte di austerità.
In Europa l’Italia, la Grecia ed altri ancora, di austerità muoiono; tanto, è un grave danno per tutti, compresa l’Europa del rigore, che pensa all’austerità, come la sola e necessaria strada da percorrere e da far percorrere a tutti i partners dell’UE.
Chi pensa questo, sbaglia! Chi pensa questo è nemico della solidarietà d’insieme!
L’Europa del futuro, per guardare al futuro ed essere credibile, ha prima di tutto, bisogno della comune solidarietà europea.
Basta, quindi, con quel rigore da bottegai senz’anima che agiscono aridamente, con il solo obiettivo di tenere i conti a posto.
Occorre altro alla nostra malata Europa! Occorre ridare una convinta fiducia europea alla sua gente che oggi non ha, in quanto vive nel terrore di quanto di brutto le potrà capitare per quel fare violento di un rigore che è indifferente ai problemi della gente europea, ponendo al primo posto, l’obiettivo dei conti in regola, anche se trattasi di un obiettivo da lacrime e sangue per milioni di senzalavoro, un esercito in crescita, sacrificato sull’altare del rigore merkeliano che, purtroppo, si traduce in una vera e propria camicia di forza berlinese attraverso il tanto promosso consolidamento di bilancio.
Ma di quale Europa parliamo, se non sa promuoversi attraverso quegli atti di solidarietà che sono le necessarie e dovute garanzie dei deboli in difficoltà? Se e chi si rifiuta di capire questo non è certamente un buon ed affidabile cittadino europeo; non è un europeo lungimirante per costruire insieme quell’Europa dei popoli, così come saggiamente pensato dai nostri padri fondatori dell’UE.
Rivolgiamo intelligentemente lo sguardo lontano.
Perché non prendiamo le giuste lezioni dagli altri del mondo? Perché, dotandocene da europei intelligenti, non facciamo propria quella flessibilità e quella capacità di reazione che sta dando i suoi buoni risultati in alcune parti del mondo, come in America che vede la sua economia crescere del ben 5%?
Questi segnali sono importanti e vanno attentamente valutati.
L’America, con la sua efficienza e la sua capacità di produrre ricchezza, torna ad essere locomotiva del mondo; tutto questo succede mentre l’Europa ristagna e vede al suo interno alcuni partners, Italia compresa, boccheggiare per assoluta mancanza di ossigeno, per effetto di un rigore che non produce altro se non quella maledetta ristagnazione che va cancellando il futuro dell’Europa che si è, intestardita su di un rigore assolutamente suicida, che va producendo un’identità europea sempre più introiettata ed ormai trasfusa in miriadi di identità individuali che, indifferenti al bene comune, vanno diritte diritte per la loro strada alla ricerca di un benessere egoisticamente attento al tutto per sé, così come nella visione di un invadente io mondo, che è sempre più un invadente io europeo.
Giuseppe Lembo