Un’inchiesta articolata, quella della procura di Napoli, per far emergere corruzioni e tangenti nel sistema di appalti pubblici per il trasporto e lo smaltimento di rifiuti in Campania. Sotto la lente dei Pm partenopei l’affidamento dell’appalto per la gestione dei fanghi da parte della società in House della Regione per il risanamento ambientale a una cordata di imprenditori tra i quali Giovanni Caruson, considerato uomo del clan Cimmino. Indagati Luciano Passariello, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, candidato alla camera alle politiche del prossimo 4 marzo: per gli inquirenti sarebbe stato in grado di influenzare l’assegnazione degli appalti.
Le ipotesi di reato sono corruzione aggravata dalla finalità mafiosa e finanziamento illecito dei partiti. Parallela all’inchiesta della Procura, quella della testata giornalistica Fanpage.it che ha usato un gancio di un ex trafficante di rifiuti per svelare le dinamiche corruttive. A dicembre la testata aveva portato in procura il materiale girato, ma il direttore Francesco Piccinini e il cronista autore del reportage Sacha Biazzo, sono ora accusati di induzione alla corruzione.
“Siamo indagati per aver fatto il nostro lavoro” dice Piccinini.
Un altro filone di indagine porta a Roberto De Luca, assessore comunale di Salerno e figlio del Presidente della Regione, Vincenzo. Il governatore, De Luca, esprimendo massima fiducia nella magistratura parla di una sceneggiatura impensabili con camorristi assoldati per fare operazioni di intelligence. Prosegue intanto l’analisi degli inquirenti sui documenti e computer sequestrati in una decina di perquisizioni.
La difesa di De Luca
“In merito alle vicende giudiziarie di queste ore esprimo la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e, insieme, la mia assoluta tranquillità. Sono il più interessato allo sviluppo rapido e a 360 gradi dell’azione giudiziaria”. Così in una nota Roberto De Luca, assessore al Bilancio del Comune di Salerno, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, riguardo il suo coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Napoli su presunti casi di corruzione legati al trasporto e allo smaltimento dei rifiuti in Campania. Roberto De Luca, attraverso una nota affidata al suo legale Andrea Castaldo, aggiunge: “Non intendo, fra l’altro, essere confuso con altre persone coinvolte, a qualunque titolo, in questa vicenda. Dunque, prosegua l’accertamento dei fatti, senza guardare in faccia a nessuno, e venga chiarito ogni aspetto della vicenda. Non aggiungo altro per un elementare e doveroso rispetto per il lavoro che sta svolgendo l’autorità giudiziaria”. De Luca si dice “certo che tutto sarà chiarito, rispetto a questioni con le quali non c’entro assolutamente nulla, e che sono, fra l’altro, sotto il controllo dell’Autorità anticorruzione, a tutela delle esigenze di trasparenza e correttezza. Mi auguro ora – conclude – che si ponga termine ad attacchi politici e personali strumentali, violenti e al di fuori, spesso, di ogni regola di semplice civiltà”
Le ipotesi dei magistrati
I clan Cimmino e Bidognetti puntavano alla Sma, l’azienda della Regione Campania che si occupa di bonifiche e smaltimento rifiuti. Questo e’ quanto emerge dall’indagine della Dda di Napoli che parte da ‘lontano’ e ha avuto un’accelerata dopo l’inchiesta di Fanpage.it che proprio questa mattina ha pubblicato il primo dei sette video nei quali si racconta del nuovo sistema di smaltimento illeciti di rifiuti in Campania. Sono dodici gli indagati, tra i quali Roberto, figlio secondogenito del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e il consigliere regionale Luciano Passariello, candidato nella lista di Giorgia Meloni alle prossime elezioni. “Lucio Varriale nella sua qualita’ di dirigente della regione Campania, Agostino Chiatto, come dipendente della Sma, la societa’ in house per il risanamento ambientale, in concorso con Luciano Passariello, consigliere regionale della Campania, per disporre l’affidamento dell’appalto inerente lo smaltimento di fanghi riconducibili a una cordata di imprenditori suoi ‘amici’, concordavano il prezzo dell’offerta pubblica, cosi’ da ricevere soldi anche per finanziare la campagna elettorale di Passariello. Il tutto aggravato dalle finalita’ mafiose, perche’ c’erano gli interessi del clan Cimmino del Vomero e dei Casalesi”, si legge nel decreto di perquisizione che ipotizza reati di concorso in corruzione aggravata dall’aver agevolato un clan. “Un sistema di connivenze tra dirigenti, funzionari delle piu’ importanti strutture sanitarie di Napoli e alcuni esponenti della criminalita’ organizzata, che attraverso societa’ fittizie si sono aggiudicati bandi di gara per i servizi ospedalieri – scrivono i magistrati – nel dettaglio e’ stato intercettato Andrea Basile, ritenuto al vertice del clan della camorra del Vomero, zona collinare di Napoli (i Cimmino, ndr.). Suo braccio destro era Giovanni Caruson, il quale era un intermediario del suo referente criminale e anello di congiunzione con altri imprenditori. Tutto per riuscire a pilotare le gare di appalto. Il suo obiettivo era la Sma e gli appalti per la bonifica. L’altro clan interessato era il clan Bidognetti rappresentato da Giuseppe Cristofaro, ergastolano recluso al carcere duro”. Subentra poi “Lucio Varriale che era il contatto diretto di Caruson e persona consapevole dell’appartenenza di quest’ultimo alla camorra, in nome e per conto di Luciano Passariello considerato il dominus della Sma”.