L’offerta di aprire un dialogo con i Cinque Stelle da parte di Pierluigi Bersani, giudicati «un argine al populismo», un antemurale «contro la robaccia di destra», sembra davvero poco tempestiva. Non tanto perché Bersani ha parlato quasi nelle stesse ore in cui un gruppetto di grillini ha assediato l’ufficio di presidenza della Camera per la questione vitalizi, quanto perché non è chiaro il senso della mossa, che pare quasi un altro elemento di rottura verso Renzi, che invece nel M5S vede solo un nemico da battere. In questo Renzi non è troppo diverso da Berlusconi. Gli argomenti di quest’ultimo contro la compagine grillina sono simili e preludono allo scenario preferito da entrambi per il dopo-elezioni: una grande coalizione centrosinistra/centrodestra per la quale servirebbe una maggioranza parlamentare che al momento, secondo i sondaggi, non esiste. Aspettiamoci quindi un crescendo di attacchi ai Cinque Stelle, peraltro ricambiat i da costoro con gli interessi. Sarà il tema centrale di una campagna che si annuncia fin d’ora lunga ed estenuante, visto che si voterà solo agli inizi del 2018. Bersani segue una strada opposta e probabilmente poco realistica. Rispetto al futuribile patto Renzi/Berlusconi egli immagina un accordo con Grillo per una strana e originale riedizione del centrosinistra.