Berlusconi: Non mi dimetto prima del voto sulla decadenza “Nuove carte dagli Usa dimostrano la mia innocenza nell’affaire Mediaset “Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino. Che si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre”. Lo dice Silvio Berlusconi, intervistato dal “Mattino” sul voto per la sua decadenza da senatore, previsto per mercoledì, salvo variazioni dell’ultima ora. Da ciò deriva anche l’atteggiamento di Forza Italia rispetto al governo Letta: “Il voto di decadenza e’ il punto di non ritorno, oltre il quale ci regoleremo soltanto in base all’ esame dei contenuti della finanziaria. Sono stato giudicato da un collegio politico. Una sentenza politica – prosegue Berlusconi – ha capovolto due precedenti verdetti della Cassazione, emessi nel 2012 e nel marzo del 2013, i quali avevano giudicato in modo diverso sullo stesso fatto, accertando la mia innocenza. Quello che mi ha condannato è un processo viziato da un chiaro intento politico e lo dimostrerò. Presto – spiega il Cavaliere – arriveranno dagli Usa testimonianze decisive. Prove del fatto che il fisco americano ha acclarato la configurazione veritiera delle compagnie off-shore che, secondo i giudici della sezione feriale della Cassazione, mi vedrebbero socio occulto del finanziere Agrama. E che invece appartengono a lui o ad altre personalità. Ci sono conclusioni investigative che accertano in modo incontrovertibile che io non c’ entro niente. E che saranno oggetto del processo di revisione”. Interpellato su Renzi, Berlusconi, confermando che a suo avviso si tratta di un “comunicatore eccezionale”, afferma di tenere in serbo un “colpo segreto” da spendere nella prossima campagna elettorale. E sul voto a Palazzo Madama, prosegue la polemica politica e regolamentare: venerdì scorso il presidente del Senato, Piero Grasso, ha confermato che questo resta fissato per il 27., provocando la reazione di tutto il centrodestra: “”E’ un’innovazione ad personam del regolamento – sottolinea il senatore di FI Lucio Malan – perché il caso riguarda Silvio Berlusconi. Sono sconcertato dalle motivazioni che ha portato il presidente Grasso. Non accettiamo che la questione sia chiusa in questo modo, ci riserviamo di adottare altri provvedimenti”. Dello stesso tenore, l’intervento di Sandro Bondi, che passa all’attacco di Grasso. “Presidente – afferma – lei ci ha letto una lunga pappardella formale e passerà alla storia come il presidente del Senato che, con il voto palese, ha consentito la violazione di uno dei principi fondamentali della nostra democrazia parlamentare”. In soccorso a Grasso è venuto, nel tardo pomeriggio, il segretario del Pd Guglielmo Epifani, che nel corso di un’iniziativa del suo partito al Circolo di via dei Giubbonari, attaccato dai vandali nel corso della manifestazione No-Tav di giovedì, ha affermato che si tratta di una “scelta di buon senso e non e’ vero che da noi si sia cercata un’accelerazione. Una legge che prevede – ha aggiunto – dopo la condanna definitiva, l’applicazione di alcune sanzioni, va rispettata. Anche perché – ha concluso Epifani – in 32 casi quella legge è stata applicata e non si capirebbe perché la retroattività dovrebbe valere per gli altri e per un parlamentare no”