Dentro Forza Italia l’attrazione fatale verso Carlo Calenda l’hanno già battezzata il “patto della Medusa”. La “M” è quella maiuscola della casa di produzione cinematografica dell’impero Berlusconi che ha prodotto, nel tempo, anche film della regista Cristina Comencini, madre del ministro dello Sviluppo finito al centro delle attenzioni del Cavaliere per il potenziale ruolo di guida dei moderati se il leader forzista non dovesse ottenere la piena agibilità da Strasburgo. Il diretto interessato con un tweet mattutino (“Faccio il mio lavoro e basta”) prova a spegnere il caso. E in una lettera a Repubblica dice di non conoscere Berlusconi e assicura: “L’unico obiettivo che ho è fare bene il Ministro dello Sviluppo Economico”. Berlusconi invece ha passato parte del suo tempo a rassicurare i suoi: “Calenda è una carta di riserva, che teniamo in caldo se la situazione dovesse precipitare”. Il partito invece resterà saldo nelle sue mani. Brunetta: non abbiamo bisogno di un Papa straniero. Rotondi: il leader resta Silvio. Al Nord compaiono intanto i primi manifesti con la scritta “Salvini premier”, col leader che annuncia da via Bellerio il suo “giro d’Italia” a tappe: “Io a palazzo Chigi? Nessuna paura né dubbi”.