Il consorzio Hyccara rinuncia al progetto e scrive a prefettura e Agenzia dei beni confiscati: nubi sul futuro di 23 lavoratori Il centro commerciale di Carini non riaprirà «Formalizziamo con la presente la rinuncia a proseguire nel percorso avviato (…) vogliate ritenere nulla la nostra proposta e conseguentemente il protocollo d’intesa a suo tempo siglato». Sfuma così, con poche righe inviate all’Agenzia per i beni confiscati, alla prefettura e al sindaco di Carini, il progetto del consorzio Hyccara di rilevare e rilanciare il centro commerciale «Portobello» di Carini, sequestrato all’imprenditore Giuseppe Ferdico, e che da oltre un anno è ormai chiuso.
Si azzera, però, anche la possibilità per ventitré lavoratori della «Fenice Store srl» (attualmente in amministrazione giudiziaria) che erano impiegati nella struttura e che da dicembre scorso sono in aspettativa non retribuita, di aver nuovamente il loro posto. Si sgretola infine – anche sul piano simbolico – la possibilità per lo Stato di far fruttare un patrimonio che al momento è in stato di abbandono.
Il consorzio, guidato da Salvatore Melia – l’imprenditore che al «Portobello» lavorava e trovò il coraggio di denunciare le presunte ingerenze nella gestione da parte di Ferdico, facendo arrestare non solo lui, ma anche l’allora amministratore giudiziario, Luigi Antonio Miserendino – aveva lanciato proprio in questi giorni un ultimatum alle istituzioni coinvolte perché, nonostante fossero passati mesi dalla presentazione del progetto, non avrebbe avuto alcuna risposta. A far traboccare il vaso e a spingere gli imprenditori a ritirare la propria proposta è stato quanto sarebbe stato riferito ai lavoratori dalla prefettura qualche giorno fa, in occasione di un sit in, ovvero che –co – me dicevano in una nota i sindacati Filcams Cgil e Fisascat Cisl – in quegli uffici «nessuna istanza è pervenuta per il subentro di un nuovo soggetto imprenditoriale» nella gestione del centro commerciale.
Una risposta che per il consorzio è stata una doccia fredda: «Con posta certificata – aveva infatti spiegato Melia –abbiamo informato anche la prefettura del nostro progetto e abbiamo le ricevute che dimostrano la ricezione dei document i». Per questo, nel documento col quale hanno deciso di tirarsi indietro, gli imprenditori scrivono: «Alla luce delle dichiarazioni dei sindacati dopo il confronto con la prefettura, dalle quali è emerso che la stessa non è a conoscenza dell’istanza da noi inoltrata relativamente alla concessione della galleria “Portobello ” di Carini, alla luce dell’assenza di confronti concreti tra le parti e del tempo ormai trascorso inutilmente dalla data di formalizzazione della nostra istanza, vi formalizziamo con la presente la rinuncia a proseguire nel percorso avviato». Secondo il piano del consorzio Hyccara, con l’affitto del centro commerciale, lo Stato avrebbe potuto incassare 180 mila euro il primo anno, con un aumento del 30/40 per cento negli anni successivi, oltre a tutelare i ventitré lavoratori e magari consentire la creazione di nuovi posti. In più, sarebbe stato possibile ricavare altri 300 mila euro all’anno circa dalla creazione di un’area bimbi di 200 metri quadrati, che avrebbe potuto essere utilizzata anche per fiere enogastronomiche e come location per eventi. Un progetto ambizioso che avrebbe permesso di mettere a frutto un bene sequestrato, consentendo pure allo stato di guadagnarci. Ma non se ne farà nulla e al momento a Carini resteranno soltanto i negozi chiusi e il centro commerciale vuoto, oltre che ventitré persone senza lavoro. (* SAFI*) Il sequestro e la crisi I dipendenti della «Fenice Store» sono senza stipendio da dicembre scorso