È nato ieri alla Cgil di Palermo un coordinamento sui beni confiscati alla mafia. A farne parte, il gruppo dirigente del capoluogo siciliano, i segretari delle categorie e quelli delle 8 camere del lavoro della provincia di Palermo. L’esigenza è di dotare il sindacato di una cabina di regia
confederale per elaborare una visione collettiva delle vertenze in corso, partendo dalle esperienze maturate in questi anni nelle singole categorie della Cgil.
«In questi anni la Cgil di Palermo dichiara il segretario generale della Cgil di Palermo, Enzo Campo è stata punto di riferimento nella difesa dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia. Il fenomeno ha riguardato: gli edili, la Filcams che ha seguito il 45 per cento delle vertenze sul terziario, la Fiom, la Flai, la Funzione pubblica, i trasporti.
Ma potrebbe allargarsi alle altre. Oggi su 82 comuni della provincia di Palermo, 52 sono ormai i territori interessati ai provvedimenti di sequestro e confische».
Tra le situazioni più delicate affrontate dal sindacato c’è quella dell’Ati Group che, dopo la confisca del dicembre scorso, il 30 settembre sarà messa in liquidazione. All’esecutivo della Cgil provinciale di ieri, era presente il responsabile del dipartimento legalità e sicurezza della Cgil nazionale, Luciano Silvestri, che ha illustrato il disegno di legge di iniziativa popolare, «Io riattivo il lavoro»,
presentato in Parlamento. Norma che intende apportare alcune proposte migliorative alla legge 159 del 2011, come il fondo di rotazione a disposizione delle aziende, per evitare che arrivino alla confisca già fallite, il sostegno al reddito e l’utilizzo di ammortizzatori sociali. Nelle prossime settimane la Cgil elaborerà un insieme di proposte di cui discuterà il direttivo provinciale, convocato per il prossimo 3 ottobre, che saranno oggetto di approfondimento a un seminario
in programma il 14 ottobre con magistrati, amministratori giudiziari e l’agenzia dei beni confiscati.