E’ stata tutta all’interno della Guardia di Finanza la carriera di Vito Bardi, l’ex generale delle Fiamme Gialle ad un passo dalla poltrona di nuovo presidente della Regione Basilicata per il centrodestra. Bardi è nato a Potenza il 18 settembre 1951. E’ sposato ed ha due figli. Ha intrapreso la sua lunga carriera militare nel 1967 essendo stato ammesso a frequentare la Scuola Militare “Nunziatella”, presso la quale ha conseguito il diploma di maturità classica. Ha frequentato l’Accademia del Corpo dal 1970 al 1974. È abilitato all’esercizio della professione “forense” ed è Revisore Ufficiale dei Conti. Ha conseguito, tra gli altri titoli, le lauree in Economia e Commercio; Giurisprudenza; Scienze Internazionali e Diplomatiche; Scienze della Sicurezza Economica Finanziaria. Oltre al Master di II livello, in Diritto Tributario dell’Impresa, presso l’Università Commerciale “L. Bocconi” di Milano. E’ titolato Scuola di Polizia Tributaria avendo frequentato nel biennio 1988-1990 il Corso Superiore di Polizia Tributaria. Ha preso parte a numerosissimi corsi professionali tra i quali spiccano quelli di “Progettazione e Realizzazione dei Sistemi Informatici”, “Formazione sulla Metodologia di Pianificazione”, “Tecniche di Controlli di Gestione per Uffici” e “Strategie Informatiche e Strategie Aziendali”. E’ conoscitore della lingua inglese essendogli stato riconosciuto il possesso del livello di II grado presso la Scuola di Lingue Estere dell’Esercito.
Crolla invece il Movimento 5 Stelle: pur confermandosi primo partito con circa il 20%, il suo candidato, Mattia è alò terzo posto, superato dal candidato del centrosinistra, Trerotola. Ed ora tutti si interrogano su quello che succederà nella coalizione di governo, dal momento che ancora una volta si assiste al fenomeno già registrato nelle precedenti consultazioni: la Lega (e il centrodestra) fa il pieno mentre i pentastellati sono in caduta libera.
Non a caso, il tema delle ripercussioni sul Governo del voto in Basilicata, apre le prime pagine dei principali quotidiani italiani. E un esame dei quotidiani può aiutarci a capire meglio la situazione.
Se il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulla “Stampa” assicura che il Governo “va avanti”, il Corriere della Sera segnala il disagio che si vive all’interno del Movimento 5Stelle. Il quotidiano di via Solferino, riporta uno sfogo di Gianluigi Paragone, che visti gli esiti del voto in Basilicata, si sfoga e dà voce a un sentimento comune: “È stato un errore tenere fuori Alessandro Di Battista. Deve tornare al nostro fianco e combattere con noi. Perché stiamo diventando forza di sistema. E non basta fare il compitino, dobbiamo tornare a essere tsunami come una volta. Siamo tutti colpevoli di questa deriva. Dobbiamo fare un tagliando e cambiare tutto. Se non siamo capaci, beh allora scansiamoci. Non vale la pena andare avanti così, con questo governo”. Sfogo estremo, dice il Corriere, che però intercetta un sentimento che cresce nella base e in una parte dei parlamentari. La sconfitta in Basilicata va oltre le peggiori previsioni. Dopo qualche iniziale, e ingenuo, ottimismo, si era capito da tempo che il voto di ieri non sarebbe stato il momento della riscossa. La débacle giudiziaria romana, con l’ inchiesta su Marcello De Vito, è stata l’ ultima tegola. A livello locale il M5S deve combattere una disaffezione crescente di elettori disillusi e un totale caos organizzativo sul territorio. A tutto questo si aggiunge l’ atavico problema della solitudine: anche stavolta il Movimento si è infatti presentato con una sola lista, contro le tredici degli avversari, e decine di candidati e parenti in grado di smuovere il voto di «amicizia». Una purezza encomiabile ma perdente. Tutte cose note e stranote in casa 5 Stelle. Ma il momento della consapevolezza non si è sincronizzato con un’ altrettanto celere riorganizzazione. La “Stampa” ricostruisce la situazione in casa Lega dove Salvini non vuole una crisi di governo ma un riequilibrio pesante nell’ esecutivo. Alcuni indizi portano alle Infrastrutture e all’ Economia. Poi se ci sarà un vero e proprio cambio di ministri è ancora tutto da vedere. Sicuramente quello che interessa Salvini sono le linee politiche che dovranno seguire nel momento in cui si discuterà la prossima manovra economica, dopo il voto europeo. Vincere sempre può avere però delle controindicazioni. Nella stessa Lega ironizzano: “Troppe vittorie paradossalmente potrebbero farci scoppiare”. Se il Movimento 5 Stelle alle Europee dovesse piombare sotto il 20 per cento e il Carroccio centrasse la stratosferica previsione dei sondaggi del 35 per cento, si potrebbe verificare il cortocircuito gialloverde. Silvio Berlusconi magari sarà in grado di far sopravvivere Forza Italia sopra la soglia psicologica del 10% e Giorgia Meloni, con la sua operazione conservatrice-sovranista, supererà di slancio la barriera del 4%. Il centrodestra sarebbe pronto a raccogliere in eventuali elezioni anticipate una maggioranza assoluta e governare, magari con Salvini o Giancarlo Giorgetti presidente