Piero Marrese, 44 anni, avvocato, sposato, tre figli, candidato alla presidenza della Regione Basilicata, è riuscito a mettere d’accordo anche il litigiosissimo campo lucano. E spera di coinvolgere anche Basilicata Casa Comune, il movimento civico cattolico dell’imprenditore del non profit Angelo Chiorazzo, per mesi sostenuto dal Pd e osteggiato dal M5S. Amico del sindaco di Bari Antonio Decaro – «andrò a sostenerlo», assicura il presidente dell’associazione nazionale dei Comuni italiani – ha l’appoggio di tutti i progressisti meno Azione e Italia Viva. Non è più “largo”. «Ma il mio – assicura – è il campo vincente», dice in un’intervista a Repubblica. «Noi sindaci siamo il front office della disperazione, solo se si sta tra la gente, si percepisce qual è la realtà. E qui non c’è stato ascolto. La Regione è stata assente. Con la Provincia abbiamo avviato tantissimi cantieri, soprattutto scolastici». Per quanto riguarda la scelta del suo nome, Marrese non si scompone: «Dovrebbe chiederlo alla politica. A me è stato chiesto un impegno dal partito e non mi sono tirato indietro. Non mi sarei mai esposto personalmente, in prima battuta. Non volevo dividere». E’ ottimista sulle elezioni: «Le persone di buon senso non possono non mettersi intorno a un tavolo e pensare all’interesse dei lucani. Chiorazzo lo stimo, con lui c’è sempre stato dialogo, non vedo muri insormontabili. Io però non ho mai anteposto la mia persona alla coalizione. L’obiettivo comune è battere una destra che non è presente sul territorio, che ha mal governato. Ora c’è tanto entusiasmo sulla proposta che stiamo mettendo in campo. Movimenti civici, gruppi di agricoltori, cittadini, giovani amministratori mi stanno scrivendo. C’è molto entusiasmo».