Di SIMONA D’ALBORA
La vicenda dell’impianto di compostaggio tiene banco da giorni al Comune di Napoli ed è ormai nota: il sindaco, Luigi De Magistris, insieme con il vicesindaco Tommaso Sodano, ha presentato alla stampa il progetto per un impianto di compostaggio da realizzare a Scampia. Un progetto alternativo agli inceneritori e sul quale il sindaco ha sempre scommesso, benché per ben due volte gli imprenditori abbiano disertato i bandi per la realizzazione dell’impianto. Adesso tra le polemiche che infuriano, l’impianto delle cooperative sociali, guidato da Sergio D’Angelo ha presentato all’amministrazione comunale un progetto per la realizzazione dell’impianto di compostaggio, riuscendo a costituire un’Ati con due imprese che si occuperanno di edilizia e impiantistica e a farsi finanziare il progetto da un istituto di specializzato in economia sociale che fa capo al Gruppo Intesa San Paolo.
A prevedere questa soluzione la stessa giunta comunale che con delibera 319/12 dava mandato all’Asia, l’azienda municipale che si dovrebbe occupare dell’intero ciclo dei rifiuti, di individuare un soggetto per la realizzazione di un impianto di compostaggio. Ma quello che non si spiega è perché l’Asia debba individuare un soggetto, che tra l’altro vista la sua natura non ha nemmeno il know how, per realizzare un impianto di compostaggio, quando al suo interno ha tutte le competenze per realizzarlo?
Del resto l’Asia stessa, che è considerata tra le migliori aziende municipalizzate del Paese, già in passato aveva presentato un progetto per la realizzazione di due impianti di compostaggio, uno a Napoli est ed un altro a Bagnoli, nell’ambito degli interventi previsti nel Piano Urbanistico Attuativo di Bagnoli, così come illustrato in una relazione dall’architetto Francesco Cellini che si occupava degli interventi di riqualificazione dell’ex area Ilva per Bagnoli Futura. Vi erano stati anche dei finanziamenti europei, ma i progetti sfumarono.
Le due gare, per individuare il soggetto che avrebbe realizzato l’impianto di compostaggio nell’area nord della città andarono comunque deserte, tanto che lo stesso De Magistris, all’indomani della prima gara andata a vuoto, il 10 marzo 2014, espresse l’intenzione di far realizzare l’opera alla stessa Asia: “Questo rischio c’era e, pertanto, non sono particolarmente affranto per quanto accaduto. – dichiarò nel corso di una conferenza stampa – Ora diventa una necessità mettere in campo l’idea che ho sempre avuto di far realizzare ad Asia, la nostra partecipata, l’impianto di compostaggio con le adeguate linee di finanziamento. L’Asia ha le capacità manageriali e intellettuali per farlo e avrà il nostro sostegno”
Stessa fiducia e sostegno che l’Asia incassò il 30 luglio 2014 dal vicesindaco Tommaso Sodano: quando annunciò l’approvazione del piano economico finanziario della municipalizzata che si era chiuso con un risparmio di 10 milioni di euro e l’avvio al più presto degli impianti di compostaggio.
E proprio tra il vicesindaco e D’Angelo, sembra che si stia consumando la battaglia più dura, non è chiaro, infatti, perché alla conferenza stampa di presentazione del progetto, quest’ultimo non sia stato invitato tanto che lo stesso D’Angelo ha affidato il suo sfogo ad un post: “ci dispiace che il Comune di Napoli abbia deciso di fare una conferenza stampa senza invitare chi ha progettato, proposto e scommesso su quest’impianto, restiamo dell’idea che dobbiamo lavorare tutti al raggiungimento di un unico obiettivo, quello di dare alla nostra città, al nostro territorio, alla stessa Scampia, un impianto fondamentale e presente in tutte le capitali europee.”
Non è singolare per un’amministrazione, che ha combattuto un vera e propria guerra di religione contro l’esternalizzazione, che alcuni pezzi importanti voci del bilancio comunale, come i rifiuti e le politiche sociali, siano entrambe in parte non solo esternalizzate ma affidate allo stesso raggruppamento d’imprese, la Gesco?