“Sull’autonomia differenziata non ha più senso perdere tempo. Tutti i contributi che non stravolgono l’impianto concordato con le Regioni sono benvenuti, ma bisogna sapere che se non si fa la legge quadro si torna al caos precedente, in cui ognuno chiede di andare per conto suo”. Lo dice il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in un’intervista a Il Sole24Ore. “Il Pd ha una visione chiara sul tema, aiutato anche dal fatto che Zingaretti ha una visione di insieme delle Istituzioni ed è anche un presidente di Regione, ma continuiamo a impegnarci perché sia un lavoro di tutto il governo. Il testo è sul tavolo del consiglio dei ministri e delle forze di maggioranza – spiega -. M5S e Leu stanno studiando in queste ore le loro proposte tecniche e si tratta di contributi assolutamente accettabili. Aspettiamo le proposte di Italia Viva. Bisogna però definire tempi certi, qualche giorno, perché costruire una cornice che mette insieme autonomia e perequazione con un fondo da 3,6 miliardi in dieci anni, ma destinati ad aumentare almeno di dieci volte appena il sistema va a regime, per le aree interne, la montagna e il Sud è un’occasione per tutti. Il Pd farà la mediazione fino all’ultimo momento utile: poi, se qualcuno vorrà assumere scelte diverse la strada maestra del Parlamento è sempre pronta”.

“L’accordo con le Regioni è stato possibile perché si sono fidate dello Stato. E da questa fiducia ritrovata voglio ripartire, non ho alcuna intenzione di portare avanti proposte a maggioranza che vadano contro questa o quella Regione – insiste il ministro -. Anche perché i presidenti di Regione sono persone elette direttamente da milioni di cittadini, e io ho grande rispetto per loro. Poi se si va in Parlamento a fare leggi senza calcolarne l’impatto su chi le deve applicare si finisce per fare solo delle norme bandiera. Ricordo che in discussione ora non ci sono le intese, ma un’autodisciplina che le Regioni hanno accettato di darsi per rispettare integralmente la Costituzione, con il massimo della trasparenza e della concertazione possibile”.

“È vero che il progetto è ambizioso, ma noi non stiamo al governo per tirare a campare”, puntualizza. Quanto alla vicenda della Banca Popolare di Bari Boccia osserva: “A differenza di altri casi non stiamo però intervenendo su una banca priva di fondamentali, tanto è vero che l’operatività dell’istituto va avanti e attende con tranquillità il Fondo interbancario. La vicenda di Bari vede sicuramente acquisizioni sbagliate ed errori nella valutazione del merito di credito, ma il tema strutturale è un altro. Una banca tradizionale che lavora sul territorio oggi regge se non ha una fortissima innovazione tecnologica e non propone servizi evoluti? Penso di no. Ha senso quindi discutere di pubblicizzazione dei sistemi di pagamento? Penso di sì, anche perché non voglio assistere inerme al licenziamento di decine di migliaia di bancari resi inutili dalla tecnologia. Questo è o non è un fallimento di mercato? Discutiamone, almeno”.