II vessillo dell’autonomia sventolato con piglio deciso dal governatore veneto Luca Zaia rischia di far implodere l’alleanza e il contratto del governo legastellato. Ieri è intervenuto appunto Fontana. II ministro veronese alle Politiche perla famiglia è, però, anche vicesegretario federale del Carroccio, numero due di Matteo Salvini, e sembra citare il sottosegretario e compagno di partito Giancarlo Giorgetti che aveva detto: «L’ autonomia di Lombardia e Veneto è una questione di esistenza del governo stesso». Nelle parole di Fontana, però, risuona una perentorietà tagliente, nuova. C’è stato un referendum il 22 ottobre del 2017. Il popolo sovrano e persino sovranista si espresse al 95% in Lombardia e al 98% in Veneto per conferire molti più poteri alle rispettive regione, sottraendolo in 23 materie al governo centrale. Il tutto sulla base non di un’idea sowersiva, ma obbedendo alla Costituzione, articolo 116. Autonomia secondo la massima gamma disponibile. Questo è l’obiettivo non negoziabile che sta in cima ai pensieri di Attilio Fontana e Luca Zaia per il 2019.