Il decreto legge 24 gennaio 2015, n. 4 ha abolito i criteri altimetrici previsti dal precedente provvedimento in materia di UMU sui terreni agricoli (Decreto Interministeriale del 28 novembre 2014), ripristinando la classificazione ISTAT e rinviando il pagamento del tributo al 10 febbraio prossimo.
“Per la Sicilia agricola questo ulteriore aggravio dell’imposizione fiscale è insostenibile”. L’affermazione è del presidente della Confagricoltura regionale, Ettore Pottino. “In questi giorni – precisa il presidente – è infatti emerso l’elevato grado di “tossicità” del provvedimento per la nostra regione.
Da un primo report dei responsabili fiscali di tutte le sedi territoriali di Confagricoltura emerge un aumento, solo in parte mitigato dal nuovo decreto che regola la materia, della contribuzione nella totalità delle province, lievitazione causata dal fatto che moltissimi comuni hanno perso il beneficio dell’esenzione”.
Anche se la Sicilia, nella sua generalità, gode dello status di svantaggio economico e strutturale, l’ultimo decreto del governo non ne ha tenuto conto, individuando come unico requisito per ottenere l’esenzione l’inclusione nell’elenco ISTAT delle zone montane e parzialmente montane.
La conseguenza di questa operazione è che sono aumentate le aziende agricole siciliane che hanno perso il beneficio dell’esenzione e ciò in un momento di grave difficoltà economica causata anche dalle recenti e devastanti calamità naturali.
“Con l’introduzione del nuovo spartiacque – precisa Pottino – i due terzi del territorio siciliano, quello di collina, è escluso dall’esenzione di cui avrebbero goduto se si fossero inclusi i Comuni individuati dall’ ISTAT come collina svantaggiata, parametro che fotografa correttamente la quasi totalità del territorio agricolo siciliano.
Con l’avvicinarsi del 10 febbraio monta anche la rabbia di migliaia di agricoltori siciliani che dovranno pagare una tassa ritenuta ingiusta in quanto colpisce il principale bene strumentale necessario per lo svolgimento dell’attività agricola.
Infatti, prosegue Pottino: ”gli agricoltori non riescono ad accettare questa patrimoniale sui loro terreni, non riescono a comprendere come si può tassare il loro strumento di lavoro che ha si un grande valore ma e’ utilizzato per un’attivita’ che ha un bassissimo margine reditale.
Qualsiasi tassazione sul patrimonio in agricoltura, fa crollare la capacita di reddito della stessa, se si continuerà su questa strada, gli agricoltori cercheranno di vendere i loro terreni ma nessuno li vorrà comprare, visto che il loro costo fiscale sarà più alto del reddito che possono dare e allora il loro valore di mercato crollerà, finchè, magari, i cinesi come hanno fatto in Africa, li compreranno al decimo del loro attuale valore.
Scenario apocalittico dell’ineludibile legge di mercato. Un paese senza agricoltori è questo che il governo vuole?”
In prima istanza Confagricoltura Sicilia ritiene opportuno che anche la Regione intervenga sull’argomento, unendosi al coro di protesta delle altre Regioni, specialmente di quelle meridionali, richiedendo la sospensione dell’IMU fino alla sentenza del TAR Lazio fissata per il prossimo 17 Giugno .
L’obiettivo strategico rimane comunque quello di rivedere la normativa in modo radicale, prevedendo la non assoggettabili all’IMU dei terreni condotti a qualsiasi titolo (proprietà, affitto, etc.) dalle figure professionali IAP e CD .