Il fatto in sintesi
[aesop_content color=”#ffffff” background=”#ff0000″ columns=”1″ position=”none” imgrepeat=”no-repeat” disable_bgshading=”off” floaterposition=”left” floaterdirection=”up” revealfx=”off” overlay_revealfx=”off” aesop-generator-content=”Straordinario intervento all’ospedale Monselice di Padova. Ad un anziano di 80 anni avevano scoperto due cancri a fegato e rene, non gli avevano dato speranze. Le cellule malate sono state eliminate con microonde a 150 gradi iniettate con un siringone. E’ la tecnica della Termoablazione.
“]Straordinario intervento all’ospedale Monselice di Padova. Ad un anziano di 80 anni avevano scoperto due cancri a fegato e rene, non gli avevano dato speranze. Le cellule malate sono state eliminate con microonde a 150 gradi iniettate con un siringone. E’ la tecnica della Termoablazione.
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La vicenda
Ad aprile, all’anziano di 80 anni erano stato diagnosticati due tumori. Uno, il più pericoloso, si era infilato nel fegato. L’altro, poco più in la, aveva colpito il rene. Ventotto millimetri il primo, si era localizzato nella cupola epatica, subito sotto al diaframma. Un nodulo canceroso di venti millimetri, il secondo, si era scavato il suo spazio nel rene sinistro.
L’intervento è durato circa circa venti minuti, in sedazione profonda con respiro spontaneo. Il paziente non è stato intubato. Un ago attraversa la pelle fino alla zona malata, irradiando il tumore con microonde e uccidendo le cellule tumorali con il calore. L’alta temperatura provoca la denaturazione delle proteine intracellulari malate, la dissoluzione della membrana e la morte della cellula. Il tumore viene così disidratato e quindi costretto a morire. Il controllo tramite ecografia eseguito dopo 24 ore ha dimostrato la completa eliminazione dei tumori in questione e il paziente in questione è stato così dimesso.
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La tecnica
La termoablazione percutanea dei tumori del fegato -messa in pratica dall’équipe dell’Unità operativa di Epatologia dell’Ospedale “Madre Teresa di Calcutta” di Monselice (Padova) – è una procedura che permette di trattare il cancro senza subire un intervento chirurgico, utilizzata per tumori in fase precoce o di piccole dimensioni, altrimenti inoperabili.
In realtà si tratta di una tecnica rodata, che esiste da vent’anni. «Un intervento, cioè, dove non viene utilizzato un bisturi, ma un ago che attraversa la pelle del paziente (via percutanea) fino a raggiungere la zona malata, uccidendo le cellule tumorali mediante il calore che raggiunge una temperatura di 150°.
Non tutti i tumori possono essere curati con la termoablazione e non per tutti può portare alla completa guarigione. Gli organi cavi, per esempio, come vescica o esofago, non possono essere sottoposti alla tecnica, ma necessitano dell’approccio chirurgico. Dipende inoltre dalla sede della lesione e dalle dimensioni del cancro: un tumore di dimensioni eccessive (sopra i 4 centimetri) non potrà essere curato con la sola termoablazione. A prescriverne l’utilizzo, in ogni caso, dev’essere l’oncologo che ha in cura il malato.