DI CLAUDIO D’AQUINO
Il decreto Sblocca Italia, quello del passo dopo passo con cui Matteo Renzi ha plagiato Antonio Bassolino, è stato proposto dai giornali come salvifico per due (se non altro) infrastrutture strategiche del Mezzogiorno. Forse stupiti dagli effetti speciali delle slides che Renzi ha presentato in conferenza stampa (questa vince e questa perde…), si sono soffermati in particolare sulla tratta ferroviaria Napoli – Bari. Titolando in prevalenza così: via ai cantieri della alta velocità entro il 2015. Qualcuno si è anche soffermato a calcolare quante ore e minuti primi avremmo guadagnato, di qui a qualche anno, rispetto al tempo oggi necessario per andare dal capoluogo campano a quello pugliese e viceversa. Coast to coast.
Non siamo esperti del settore infrastrutture e trasporti (e nemmeno di numerosi altri, in verità). Quindi potremmo (ci auguriamo, anzi, vivamente di…) sbagliare. Ma siamo curiosi. E siamo andati a cercare il testo del decreto. Abbiamo pescato l’articolo 1, rivoltandolo come un calzino e…. Sorpresa! Le paroline magiche – ALTA e VELOCITA’ non le abbiamo trovate. E nemmeno ALTA e CAPACITA’: neanche l’ombra. Abbiamo trovato l’acronimo AV/AC, ma in riferimento a “un ulteriore lotto costruttivo Asse Verona Padova” e, pagina prima, all’asse ferroviario Palermo – Catania – Messina. Né Napoli, né Bari. La coppia ALTA e CAPACITA’ compare unicamente in una mappa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che rappresenta schematicamente le “opere più esemplificative tra quelle che verranno sbloccate” con il decreto.
Ci ha preso quindi un sussulto, una smania di sapere. Da inesperti (e ignoranti) quali siamo, ci siamo chiesti, banalmente: ma qual è la differenza tra alta velocità e alta capacità?
Così Wikipedia ci ha sollevato da ogni dubbi:
“Si intende per Alta Capacità (AC) una linea ferroviaria dotata di particolari meccanismi di controllo del traffico tali da permettere una superiore frequenza di passaggi rispetto a una convenzionale linea gestita con le “sezioni di blocco“, cioè “per segmenti”.
Tali tecnologie di controllo possono essere applicate sia a linee tradizionali che a linee ad Alta Velocità allo scopo di migliorare la gestione della linea (sicurezza, puntualità, adattabilità a eventi fuori norma come i ritardi) in presenza contemporanea di convogli con velocità differenti, come treni passeggeri e merci, oppure convogli locali più lenti insieme a treni veloci a lunga percorrenza.
Per questa possibilità di doppia applicazione, la definizione Alta Capacità è spesso confusa con l’Alta Velocità (AV). In Italia questo accade anche per via del fatto che le linee in esercizio e quelle in fase di realizzazione da parte di RFI S.p.A., nell’ambito dei progetti europei per lo sviluppo degli “Assi ferroviari internazionali”, sono definite AV-AC.
La differenza sostanziale è costituita dal fatto che una linea ad Alta Capacità permette di far passare molti treni mentre una ad Alta Velocità consente di farli passare veloci. Nel primo caso si adottano tecnologie avanzate di gestione del traffico (anche a velocità ordinarie), nella seconda invece deve anche essere realizzato ex novo un tracciato il più possibile pianeggiante e rettilineo.
Ma allora: a che gioco giochiamo?
Passi ancora ancora il tentativo di contrabbandare per Alta Velocità (i treni passano veloci) una linea dell’Alta Capacità (passano molti treni). Col tanto che c’è da fare, ci si può confondere…
Ma perché si parla di AV/AC quando il decreto parla genericamente di “opere relative alla tratta ferroviaria Napoli – Bari”.
Cari tutti, uomini di lotta e uomini di governo….
Forse che vi risulta che qua, tra Napoli e Bari andata e ritorno, qualcuno è fesso?