6 marzo –Il vicepresidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio ha incontrato, a Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni, un gruppo di lavoratori di Almaviva Contact in sit-in. I dipendenti del call center sono impegnati in questi giorni in una vertenza per la salvaguardia dei posti di lavoro. “Abbiamo rappresentato un quadro critico e abbiamo fatto presente che ci preoccupano le dichiarazioni del ministro Guidi a proposito degli incentivi per le aziende che assumono personale in mobilita’: la soluzione non puo’ riassumersi nel mero scambio di lavoratori fra aziende, il cui denominatore comune sembra essere quello di puntare al ribasso”, dichiara Massimiliano Fiduccia, Rsu Slc Cgil per Almaviva, call center che conta 4 mila lavoratori a Palermo. “Abbiamo chiesto, inoltre – aggiunge -, le applicazioni delle sanzioni derivanti dalle irregolarita’ dell’applicazione dell’articolo 24 bis del decreto sviluppo 2012 e sottolineato il mancato recepimento della direttiva Europea 23 del 2001 in materia di cambi d’appalto. L’onorevole Di Maio ha fatto presente, condividendo con noi le falle legate al 24 bis, che attualmente mancano i decreti attuativi per le sanzioni”. I lavoratori hanno consegnato al vicepresidente Di Maio un documento. “E’ un documento – continua Alice Corso, rsuAlmaviva di Slc Cgil – firmato da tutti i colleghi, che rappresenta un quadro completo di un settore privo di una vera politica industriale. Siamo convinti delle nostre potenzialita’ e che, con un sistema di regole condiviso, possa esistere uno sviluppo maggiore per il nostro settore, anche guardando a nuove fette di mercato”. “Abbiamo rimarcato inoltre – aggiunge Emiliano Cammarata, rsuAlmaviva – come il Jobs Act abbia escluso i lavoratori a progetto, ovvero una gran fetta di lavoratori del mondo dei call center”.
5 marzo – Ho dedicato diversi anni di studi e di battaglie sul campo a supporto degli operatori di call center “in appalto” (o esternalizzati), e sin dalle prime esperienze ho potuto cogliere ciò che si potrebbe definire un vero e proprio fenomeno patologico della cosiddettanew economy. Masse di lavoratori assunti da società dioutsourcing (reclutamento esterno) che lavorano su commessa in favore di svariate realtà produttive, fra cui primeggiano le telecomunicazioni.
Fin quando la grande azienda mantiene l’appalto, i lavoratori dell’appaltatore godono di una certa stabilità lavorativa. Se per qualsiasi motivo i presupposti economici e contrattuali della commessa vengono meno – il committente decide di trasferire la commessa ad un’altra società con un costo del lavoro inferiore oppure di delocalizzare all’estero – per gli operatori sono guai seri, perché chi li ha assunti non è generalmente in grado di continuare a pagare gli stipendi. Non ha dunque alcuna importanza quali siano i motivi che fanno venir meno il contratto di appalto, visto che rientra nella piena libertà di chi lo ha stipulato metterlo in discussione, talvolta anche prima della scadenza inizialmente concordata. Nella maggior parte dei casi lo scopo del paventato ritiro della commessa è quello di giocare al ribasso del costo del lavoro, ossia di spingere i lavoratori a raggiungere accordi che prevedono un ridimensionamento dei trattamenti economici e normativi sino a quel momento maturati. Non è mica finita qui, perchè le condizioni per ulteriori rinegoziazioni potrebbero riproporsi anche nell’arco di breve tempo, sempre con la medesima strategia. Ed è così che un contratto di lavoro formalmente a tempo indeterminato si trasforma, nei fatti, in un contratto di lavorocostantemente precario.
18 febbraio – In stato di agitazione i dipendenti di Almaviva Contact a Palermo. Forte preoccupazione per i circa 4.000 esuberi paventati a livello nazionale che colpirebbero principalmente il territorio siciliano, dove operano circa 6 mila operatori del call center, di cui 1.500 dipendenti e 1.500 a progetto. “Domani (18-2) nella sede di Confindustria a Roma l’azienda incontrerà i segretari nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil e il coordinamento nazionale Rsu di Almaviva. Almaviva è la più grande realtà lavorativa del nostro territorio. Potrebbero essere prospettati tagli occupazionali di alto impatto, che ci spaventano. Sarebbe l’inizio di una deriva senza precedenti per la Sicilia e l’impoverimento di un territorio già martoriato dalla crisi e dalla fuga dei grandi gruppi”, dice Rosalba Vella, della segreteria Slc Cgil di Palermo.