“Siamo tornati al voto non nella fisiologia ma con il presidente della Regione Emilia-Romagna che è stato condannato e si è dimesso, con il presidente della Regione Calabria che è stato condannato e si è dimesso”. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, inquadra così il verdetto delle Regionali, che hanno sancito la vittoria del Pd in Emilia-Romagna e Calabria ma anche – forse soprattutto – il trionfo dell’astensionismo. Quella manifestatasi nella fuga dalle urne è – osserva Alfano – una “crisi di rigetto dell’elettorato e dei cittadini, che non ha però impedito al Pd – sottolinea il leader del Nuovo centrodestra – di confermare il primato in Emilia e purtroppo di ottenere il primato in Calabria”.
Proprio la Calabria, per il Ncd, era la “vera scommessa: la consideriamo vinta”, rileva Alfano, che palesa soddisfazione per l’8,7 ottenuto dal candidato da lui sostenuto, Nico D’Ascola, esponente del Nuovo centrodestra A giudizio di Alfano, in Calabria si è assistito “all’ultimo disastro del vecchio centrodestra, che ha regalato la Regione al centrosinistra”. In generale, nel centrodestra di Forza Italia e Lega si “afferma lo schema di una Lega Nord prevalente in un quadro perdente”.Con FI ” ferma al 10 per cento sia al Nord che al Sud”. Insomma, “Renzi continua a vincere, FI continua a perdere mentre noi ci stiamo consolidando”, tira le somme Alfano. Secondo il quale il nuovo segretario leghista Matteo Salvini si staglia nel Centro-Nord come il “protagonista di un centrodestra che si arrende alla sconfitta”.