Le recenti statistiche del “Sole 24 Ore”, hanno relegato la Provincia Pitagorica come ultima per qualità della vita tra i 107 enti presenti in Italia. Il dato si discosta poco dalle linee di tendenza che l’ente ha registrato negli ultimi decenni. Naturalmente tutto ciò restituisce la cartina di tornasole di un’area che, difficilmente, fermo restando così le cose, potrà affacciarsi alla sfida dei prossimi anni in maniera competitiva. È il momento di capire che la visuale politica, finora applicata, probabilmente è stata fortemente miope e le scelte, di sicuro, sono state poco azzeccate, se ad oggi ci hanno restituito tali nefasti risultati. Proviamo per un attimo a non concentrarci più sugli effetti delle scelte, ma sulla causa che determina le prime.
Gli scali aeroportuali si reggono sui numeri: Crotone deve guardare alla Sibaritide e viceversa. Catanzaro punta storicamente su Lamezia
L’ultima gara per l’assegnazione delle rotte a partire da febbraio, dall’aeroporto Pitagora, verso le località del nord, ha palesemente dimostrato che lo scalo aereo, non rappresenta un appeal per le compagnie di volo. Del resto le aziende private, ragionano con la fredda legge dei numeri, sono mosse da dinamiche profittevoli, difficilmente decidono di applicare offerta d’investimenti se la domanda di usufrutto del servizio non è comunque rivolta ad una platea ampia. Un bacino di poco più di 170mila abitanti, non può e non potrà mai rappresentare un investimento produttivo, poiché i costi di un servizio, surclasseranno di gran lunga i ricavi.
Ci chiediamo quale sia il senso, per le politiche Crotonesi, di continuare a guardare verso gli Asset della Calabria Centrale, che giocoforza, hanno altre strutture, in termini di mobilità, quale riferimento. Con questo non vogliamo asserire che Crotone debba innalzare un muro oltre il piano di Sant’Anna, anzi, lo sviluppo di un’area che arranca è finalizzato alla più complessiva crescita del sistema Regione nel suo complesso. Riteniamo, e senza possibilità di smentita alcuna, che non esista altra visuale di crescita per l’ambito Crotonese se non quella di guardare verso l’ambito Sibarita, parimenti arrancante in termini di servizi, ma vicendevolmente efficaci se amalgamati in un tutt’uno e con un peso demografico di notevole importanza.
La proposta Magna Graecia mette sul campo 420mila abitanti rispetto ai 170mila attuali
Si immagini per un attimo come cambierebbe la prospettiva delle compagnie aeree su uno scalo aeroportuale se nello stesso bacino di riferimento venissero inglobati oltre 420mila abitanti, ovvero quanto richiesto dagli studi di parametro per la sussistenza di un aeroporto. Oppure si pensi al peso che avrebbe un’Azienda Ospedaliera della stessa entità demografica, con la consapevolezza che mai separatamente il Crotoniate, così come la Sibaritide potrebbero altrimenti averne una. Si comprenderà infine che se le principali comunità di tutto l’arco Jonico avvieranno delle politiche compatte ed allineate, ottenere il riconoscimento dei servizi ferro-stradali risulterà argomento di maggiore determinazione, piuttosto che focalizzare interessi verso opere sducciole, evanescenti da un contesto di territorio e succursali a politiche centraliste, finalizzate solo a rendere ancor più periferica la posizione del Crotonese così come della Sibaritide.
Magna Graecia ha posto una sfida che, se adeguatamente compresa, potrà rappresentare l’unica via allo sviluppo armonioso di tutto l’arco Jonico, allontanando, una volta per tutte lo spettro del centralismo che ha reso il Crotoniate e la Sibaritide, ambiti più assimilabili ad una costola dell’Africa che all’appendice d’Europa.