Il combattimento del Garigliano. L’attacco piemontese si sviluppò la mattina del 29 ottobre, quando tre forti colonne di fanteria, protette da cinque squadroni di cavalleria, avanzarono dalla pianura a sud del Garigliano. Nella testa di ponte a sud del fiume c’erano ad attenderli i cacciatori del 2° btg, micidiali tiratori con le loro moderne carabine rigate, i quali, per più di un’ora, riuscirono a contenere valorosamente l’attacco nemico; poi, in ordine, si ritirarono a nord del ponte di Minturno, togliendo le ultime tavole della pavimentazione. L’assalto al ponte fu portato dai bersaglieri che, con incredibile audacia ed abilità ginnica, tentarono l’attraversamento sulle nudi assi di ferro, sottoposti ad un fuoco infernale di fucileria e dell’artiglieria del gen. Negri.
Tre volte attaccarono e tre volte furono respinti, anche grazie all’intervento del gen. Barbalonga che fece schierare la batteria n° 13 ed il 14° btg cacciatori sull’ala sinistra napoletana, in un’ansa del fiume che permetteva di colpire d’infilata gli attaccanti, i quali, sotto il fuoco incrociato, furono costretti a ritirarsi con gravi perdite, inseguiti dal 2° btg cacciatori che fece 40 prigionieri. Sul campo erano rimasti 80 bersaglieri e 11 napoletani, più varie decine di feriti. Fra i caduti c’era il migliore ufficiale dell’artiglieria borbonica, quel prode Matteo Negri passato in due mesi dal grado di maggiore a quello di generale per meriti di guerra. Sul Garigliano aveva personalmente organizzato la collocazione delle batterie e diretto il tiro dei cannoni, fino a quando, durante un attacco dei piemontesi, si era appostato, in groppa al cavallo, dietro la btr n° 4 per incoraggiare gli artiglieri; qui era stato prima ferito al piede sinistro, poi, pochi minuti dopo, al ventre; era spirato al tramonto in una Casina di campagna di Scauri.
Fu, probabilmente, la figura di militare napoletano che più emerse nella campagna del 1860-61, per gli alti sentimenti di fedeltà, di onore e di spirito di sacrificio. Il combattimento del Garigliano fu l’ultimo episodio incoraggiante per Francesco II, il quale emise un proclama e concesse una medaglia commemorativa della campagna di settembre e ottobre 1860.