“Mi auguro che nel museo della pizza di New York la pizza napoletana sia stata presa nella dovuta considerazione per la sua importanza e, soprattutto, per essere l’unica a poter vantare trecento anni di anzianita’. La nostra e’ la ‘Bibbia delle pizze’, quella da cui tutte le altre hanno avuto origine. Dispiace che in occasione dell’apertura gli organizzatori non abbiano pensato di invitare o coinvolgere i pizzaioli di Napoli ne’ tantomeno le associazioni di categoria. Non vogliamo essere presuntuosi ma ci devono riconoscere la paternita’ della pizza, nostro vanto e tradizione, che non abbiamo nessuna intenzione di farci rubare. Fino a quando non vedremo che in quel museo venga riconosciuto il giusto valore alla pizza napoletana non daremo alcun appoggio a questa iniziativa”.

Queste le parole del pizzaiuolo Gino Sorbillo che gia’ in passato aveva espresso riserve sull’iniziativa. “Dietro ogni pizza nel mondo c’e’ la scuola napoletana che, non a caso, ha visto il riconoscimento dell’arte della pizza come patrimonio Unesco” aggiunge, dal canto suo, il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. E aggiunge: “Dispiace che nel corso degli anni non sia stato realizzato a Napoli il primo museo della pizza anche perche’, e’ bene ricordarlo, nessun ente pubblico o associazione ha mai deciso di sostenere con forza la sua realizzazione. E’ tempo di realizzare anche a Napoli un museo del genere non solo per i turisti ma anche per chi vuole intraprendere questo mestiere. Elencare la pizza napoletana semplicemente come una tra le varie pizze che si producono in tutto il mondo significa pero’ commettere un falso storico e ingannare i consumatori e i visitatori del museo. La primogenitura e’ dei pizzaioli napoletani e nessuno gliela puo’ sottrarre”