B.S. Aliberti Borromeo
Vittorio Sgarbi, persona colta, affascinante, piena di carisma, personaggio perfetto per la sua eloquenza specie per trasmissioni del tipo “Buca lo schermo”. Purtroppo eloquenza e buon gusto non vanno spesso in sintonia nella persona dell’ambasciatore per le belle arti della regione Lombardia.
Il critico d’arte è indiscutibile quando parla di pittura, il solo che perfettamente coglie i giochi di luce di Caravaggio, dei paesaggi fiamminghi, del Mantegna, diventa però opinabile su altri temi e spesso manca di diplomazia tanto che il suo “ capra “ detto con foga oltrepassa i confini delle buone maniere.
Questa storia dei Bronzi di Riace proprio non l’ha digerita tanto che ieri durante la conferenza stampa con Maroni ha detto: “ Gli unici che hanno rotto i c…. sono quelli di Reggio Calabria, la Calabria non è Italia visibilmente. I Bronzi si potevano trasportare, il no è stata una scelta politica di una commissione di deficenti”.
La sua opinione è diventata veramente stucchevole, e la giusta reazione del senatore Antonio Gentile il quale ha ribadito dicendo che è l’Italia a non essere presente in Calabria e non viceversa.
Che Sgarbi sia nel suo campo geniale è fuor di dubbio, ma l’analisi dei materiali e la chimica sono oggetto di studio per altri esperti; inoltre al caro Vittorio nazionale un bel ripasso di storia non farebbe male. Che la Calabria non sia Italia è un opinione oltre che razzista, è penosa per chi la coltiva e poi è da ricordare che il nome Italia, nel VI secolo a. C identificava la Calabria, non certamente altre regioni che a quel tempo, non lasciavano tracce di storia, e anche se la civiltà Camuna appartiene a quella rupestre, e quella di Golasecca all’età del bronzo, si tratta sempre di tribù Celte e non italiane conquistate e dominate da Roma.