Mercoledì prossimo il consiglio dei ministri è pronto a varare un decreto per la riduzione dell’Irpef dal valore di circa 10 miliardi. Tradotto in soldi, i lavoratori con redditi al di sotto dei 25 mila euro lordi troveranno in busta paga fino a 80 euro in più che si sommeranno alle misure del precedente esecutivo che non era riuscito ad andare oltre ai 15 euro al mese. L’accelerazione improvvisa che ha convinto definitivamente il premier Matteo Renzi a indirizzare tutte le risorse sul taglio dell’Irpef è la drastica caduta dei consumi degli ultimi mesi, unita al forte raffreddamento dei prezzi al consumo al limite della deflazione. Le risorse arriveranno in parte dalla spending review (circa 5-6 miliardi) e in parte dal rientro dei capitali dall’accordo con la Svizzera che dovrebbe essere firmato prima della visita di Giorgio Napolitano a Berna.
Ma è probabile che nel computo finale rientreranno anche i risparmi sui tassi d’interesse, il gettito della rivalutazione Bankitalia e il taglio delle agevolazioni consentite dalla delega fiscale. Accantonata, invece per il momento, l’idea di indirizzare le risorse sul taglio dell’Irap alle imprese invocata dal presidente della Confindustria Giorgia Squinzi – che si è sempre detto disposto a rinunciare alle agevolazioni in cambio di un taglio al cuneo fiscale – e osteggiata dai tre segretari generali di Cgil-Cisl e Uil per essere troppo pro-imprese. Sulla decisione di Palazzo Chigi è pesata anche, come riferisce La Repubblica, anche una “microsimulazione dell’Istat, datata 6 marzo, che fa i conti in tasca alle imprese e certifica che nel 2014, a legislazione vigente, godranno di sconti fiscali del 9,8 per cento pari già a 2,6 miliardi.
I tre provvedimenti che si scaricano su quest’anno sono la riforma che consente alle imprese di dedurre le perdite nei periodi d’imposta successivi senza limiti, la parziale deducibilità del costo del lavoro dal-l’Irap (salva Italia 2011) e la detassazione del reddito d’impresa (la cosiddetta Ace, Aiuto alla crescita economica). Un elemento che ha pesato sulla bilancia”. Non si esclude, comunque e sempre se ci saranno risorse, un “segnale” per aziende: ma in una seconda fase. Il consiglio dei ministri dovrebbe varare, inoltre anche un provvedimento per accelerare il processo di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione da parte dello Stato con il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti e probabilmente un disegno di legge su jobs act e la nuova architettura degli ammortizzatori sociali.