di SIMONA D’ALBORA
A Catania mediamente solo poco più di 1 strada su 10 è intestata a una donna. Di 701 vie censite dalla commissione Toponomastica del Comune, infatti, solo 75 sono intestate a una figura femminile. E ancora, per uscire dai confini della Sicilia, in Europa il divario medio delle retribuzioni tra uomini e donne, a parità di impiego, è di 16,4 per cento. Su circa 400 capi di governo solo una ventina sono donne. Una disparità di genere evidente che si tende a ricordare solo nella giornata delle donne e per 364 giorni passa sotto silenzio. Ed infine circa 66mila donne e bambine vengono uccise ogni anno nel mondo, una cifra enorme che rappresenta circa un quinto di tutti gli omicidi (396mila). In Italia, solo nel 2013 sono state 179 le vittime di femminicidio, in media una ogni due giorni. Dati allarmanti perché contro la violenza di genere le leggi sembrano poter fare molto poco, non si interviene abbastanza sul prevenire delitti contro le donne e in questo senso legislazione e Stato sociale hanno ancora molto da fare. Notizie di un mondo femminile, nella migliore delle ipotesi arretrato, nella peggiore molestato, massacrato, violentato ed ucciso.
L’8 marzo è la giornata dedicata alle donne per ricordare le 123 vittime, di cui 38 italiane, che morirono nel rogo della fabbrica di New York Triangle Waist Company il 25 marzo del 1911. È bene ricordarlo, come è bene ricordare tutti i dati citati, perché non è che il 9 marzo, dopo la loro festa, le donne acquisiranno gli stessi diritti degli uomini, o non verranno più massacrate e uccise. Sono banalità che ci ripetiamo ogni 9 marzo, dopo che molte di noi sono andate a festeggiare in locali per sole donne, svilendo così le vere battaglie che andrebbero fatte e quelle che non andrebbero fatte. Non andrebbero fatte perché una festa per una “riserva indiana” sarebbe inutile laddove la parità di genere non fosse una conquista ma un dato di fatto. Come sarebbero superflue parole come quote rosa laddove non ci fossero disparità e sarebbe ancora più inutile pretendere la parità di genere nella lingua italiana. Tutte cose che nel 2015 dovrebbero essere scontate e che non lo sono. Allora bisogna porsi una domanda:è utile chiedere il ricordo e il rispetto per l’8 marzo agli uomini, se poi siamo le prime a svilire questa festa con la pretesa di fiori ed auguri e di festeggiare, col rischio di far credere a qualcuno che questo ci basti per dimenticare le diversità di trattamento e la violenza che molte donne subiscono? Vista così, la giornata delle donne non ha senso se per par condicio non istituiamo anche la giornata degli uomini, o forse la giornata dovrebbe essere dedicata in generale alle pari opportunità, che non riguardano solo le donne, ma tutti coloro che non hanno gli stessi diritti.