Politica Interna
La Lega. I soci fondatori, oltre a Matteo Salvini, sono il ministro Lorenzo Fontana, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il tesoriere Giulio Centemero e Roberto Calderoli. Sono loro che hanno costituito la Lega per Salvini premier, il partito destinato a sostituire in tutto e per tutto la vecchia Lega Nord per l’Indipendenza della Padania fondata da Umberto Bossi. E sono loro che rappresenteranno in tutto e per tutto il consiglio federale, l’organo massimo della nuova Lega, in attesa che i congressi ne eleggano i nuovi rappresentanti. L’avvio del nuovo partito, il cui Statuto è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 14 dicembre dell’anno scorso, è ormai imminente. In Lega si riteneva che Matteo Salvini ne avrebbe cominciato a parlare al consiglio federale convocato per oggi, a prescindere dalla formulazione dell’ordine del giorno che — quella sì — non cambia mai: «Comunicazioni del segretario federale». In realtà, il leader leghista pare che per oggi preferisca limitarsi a fare il punto politico della situazione all’indomani delle elezioni per la Lega vittoriose in Trentino e in Alto Adige.
Pd e Forza Italia. «II sentimento nel Pd, perlomeno in una sua larga parte, è che io possa rappresentare colui che aiuta l’unità del partito: forse ce la possiamo fare a uscire dalla fase di balcanizzazione in correnti». Marco Minniti non ha ancora sciolto il nodo se candidarsi alla guida dei Dem e descrive così le manovre di posizionamento. Deciderà tra qualche giorno, dopo che il Forum di Milano di domani e domenica chiuderà di fatto la segreteria di Maurizio Martina. Solo allora, con le dimissioni di Martina – previste con una lettera nella settimana prossima – si avvierà la strada che porta alle primarie e quindi alla scelta del nuovo segretario. Minniti è consapevole che la posta in gioco è davvero alta per il Pd. Come non mai. C’è chi paventa perfino il rischio di una nuova scissione, questa volta di Matteo Renzi e dei suoi. Silvio Berlusconi invece scrive a 5mila coordinatori e quadri dirigenti di Forza Italia in tutte le regioni. Il leader annuncia così la stagione dei congressi nei primi mesi del 2019, per portare avanti il processo di rinnovamento del partito. Ai congressi il voto per i rappresentanti azzurri in Comuni e province sarà aperto non solo ai tesserati, ma anche al mondo di liste civiche, movimenti e singoli simpatizzanti. Il Cavaliere avverte: «Sarò in campo in prima linea per una nuova Europa, ma pure contro chi vuole demolirla».
Draghi avverte l’Italia «Se lo spread cresce siete in pericolo». E preme per un’intesa. – Salvini e Savona: la manovra non cambia. E Trump fa un tweet per sostenere Conte.
Politica Estera
I rapporti Italia – Russia. Il rilancio dei rapporti tra Italia e Russia è vistoso. In due settimane sono andati alla corte di Vladimir Putin già tre esponenti del governo. E nei colloqui avuti nelle ultime ore a Mosca, il premier Giuseppe Conte ha espresso la nostalgia per l’assenza della Federazione russa dal G8. Anche se il presidente del Consiglio non è arrivato a sostenere, come ha fatto il 18 ottobre in quella capitale il vicepremier della Lega, Matteo Salvini: «In Russia mi sento a casa mia, mentre in alcuni Paesi europei no». Sono parole che hanno seminato sconcerto, e rafforzato i dubbi sui referenti internazionali della maggioranza. Si sommano alla pressione italiana per rivedere le sanzioni economiche decise dall’Ue dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014. E il retaggio di rapporti che datano dai tempi dell’Unione sovietica. E risponde, secondo Lega e Cinque Stelle, all’esigenza di proteggere gli interessi di molti operatori economici italiani. «Non abbiamo bisogno di aiuti esterni» in quanto «la manovra economica darà serenità e stabilità all’Italia». Il vicepremier Matteo Salvini ha replicato ieri così alla domanda se il nostro Paese andrà incontro alla necessità di sostegni per i suoi titoli di Stato. Domanda posta dopo che a Mosca, in conferenza stampa con il premier Giuseppe Conte, il presidente Vladimir Putin aveva risposto che non c’è alcun ostacolo politico a eventuali acquisti da parte del fondo sovrano russo.
I pacchi-bomba negli Stati Uniti. La campagna del terrorismo per corrispondenza non si ferma. Ieri sono arrivate a destinazione altre tre buste gialle contenenti ancora ordigni rudimentali confezionati con tubi e nastro isolante. Due, identificate in un centro di smistamento nel Delaware, per l’ex vice presidente Joe Biden; l’altra per l’attore Robert De Niro, recapitata negli uffici della Tribeca Productions a Manhattan. L’Fbi, adesso, avverte: attenzione potrebbe non essere finita. Gli investigatori hanno invitato praticamente tutti i parlamentari e l’ex presidente Jimmy Carter a intensificare le misure di sicurezza. Ma se nella lista c’è anche De Niro, è chiaro che il campo dei possibili bersagli si allarga in modo imprevedibile. Si sospetta che i pacchi siano stati tutti spediti dalla Florida. Ma la vicenda dei pacchi bomba indirizzati a esponenti democratici e icone anti-trumpiane si trasforma subito in materia da campagna elettorale, con il presidente americano che si scaglia contro i giornali e tv e i suoi detrattori che colpevolizzano i messaggi divisivi e istigatori a cui l’ex tycoon farebbe ricorso spregiudicato.
Economia e Finanza
Draghi avverte l’Italia. L’Italia è entrata nel radar della Bce puntato sui grandi rischi che gravano negativamente sulla crescita europea, insieme a Brexit, il protezionismo Usa, le vulnerabilità dei Paesi emergenti e la volatilità dei mercati finanziari. Il presidente della Bce Mario Draghi, in una conferenza stampa dominata ieri dalle domande dei giornalisti sullo spread e sulle banche italiane sotto tiro in Borsa, ha posto l’Italia sullo stesso piano di Brexit, a voler indicare che la soluzione alla turbolenza finanziaria e al rialzo dello spread sta nel compromesso che va trovato tra le controparti politiche dove la Bce non entra, neanche nel ruolo di “mediatore”. «È una questione fiscale», ha sottolineato Draghi, in riferimento allo scontro tra il governo italiano e la Commissione europea, e quest’ultima, ha rimarcato, è «il massimo guardiano del Patto di Stabilità e crescita, non la Bce». La Bce ha anche confermato la sua strategia di politica monetaria: gli impegni per i prossimi mesi in termini di espansione monetaria da un lato, e struttura dei tassi di interesse dall’altro, sono stati tutti confermati.
La Manovra. Il clima che c’era ieri a Palazzo Chigi durante la riunione sulla manovra – in cui si è parlato di pensioni d’oro e tagli ai ministeri – non era certo quello di qualche giorno fa quando si pensava ancora di poter gestire l’offensiva di uno spread che non schioda da quota 300 e dintorni (ieri ha chiuso a 309). Tant’è vero che nel menù è entrato il dossier credito, con la preoccupazione per la tenuta di alcuni istituti e la possibilità di intervenire con ricapitalizzazioni messa sul piatto per prima dalla Lega di Salvini. Ma se la pressione esterna cresce, cresce pure quella interna. Ieri le parole di Mario Draghi sul livello di spread che sta danneggiando le banche sono sembrate sovrapponibili alle dichiarazioni già fatte dal premier e dal ministro dell’Economia sui timori per il sistema creditizio. Così come quelle del presidente di Confindustria Boccia quando ha fatto notare che non si può governare ignorando la pressione sui titoli di Stato italiani. «Io sono tranquillo, convinto della manovra che abbiamo fatto, fiducioso che il dialogo con la Commissione possa essere fruttuoso. Ma per dialogare bisogna essere in due: un pizzico di isteria lo si riscontra in Italia, ma anche dalle parti di Bruxelles». Poco prima di atterrare a Parigi, mentre continuano in Europa contatti e polemiche sulla legge di bilancio dell’Italia, Giovanni Tria ragiona con i suoi collaboratori sui giorni che attendono il Paese, sulle parole espresse dal presidente della Bce, Mario Draghi, poche ore prima, sul fatto che «occorre moderazione da entrambe le parti» a Roma, come a Bruxelles.