Politica interna
La classifica di sindaci e governatori. Oggi dalla prima del Sole 24 Ore: “Chiara Appendino in testa e Virginia Raggi in coda, seguita solo da Rita Rossa (Alessandria). Le sindache-simbolo dei Cinque Stelle aprono e chiudono la nuova edizione del Governance Poll, il sondaggio annuale sul gradimento dei politici locali realizzato da Ipr Marketing per il Sole 24 Ore. Cala dell’1,3% il consenso medio per i sindaci. Secondo in classifica il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e terzo quello di Parma, Federico Pizzarotti. Bene De Magistris e Sala”. Parla Antonio Noto, dir. di Ipr Marketing: «Negli anni passati i sindaci che non erano appoggiati da grandi partiti non risultavano mai nella testa della classifica, mentre oggi abbiamo, per esempio, Pizzarotti, che è un indipendente ed è terzo in classifica. Così come De Magistris, quarto senza un partito nazionale alle spalle, o lo stesso Brugnaro, anch’egli indipendente. Stanno emergendo sempre di più figure slegate dai partiti». La ragione: da una parte c’è una sfiducia generalizzata dei cittadini nei confronti della politica organizzata (…) Dall’altra si inizia a riporre aspettative nelle persone anche se queste non hanno appoggi ‘esterni'”. Il fronte dei Governatori: “II presidente del Veneto, Luca Zaia, taglia per primo il traguardo nella classifica 2017 sul gradimento dei governatori, precedendo Enrico Rossi (Toscana) e Roberto Maroni (Lombardia). In coda Rosario Crocetta (Sicilia), crollato al 28%, e Francesco Pigliaru (Sardegna) al 30%. Si allarga la distanza fra il gradimento medio dei presidenti del Nord (48%) e quelli del Sud (39,5%)”. La considerazione sempre sulle pagine del Sole: “Se il 61% dei milanesi è convinto che nella propria città si vive «molto o abbastanza bene», mentre il 72% dei romani sostiene che nella Capitale si sta «molto male» o «abbastanza male», le strade per i due sindaci si divaricano fin dall’inizio…”. Dall’editoriale: “Il rischio che corre Grillo è chiaro. Più dei nuovi codici etici, più delle capriole sull’euroscetticismo, ciò che conta per gli elettori è che la promessa di cambiamento si realizzi nell’amministrazione del potere”.
La sinistra Pd contro Renzi: “Sbaglia ancora”. L’intervista di Ezio Mauro a Matteo Renzi uscita su Repubblica scatena la polemica con il M5S. “Noi un algoritmo? È una bugia, Renzi cerca di buttare un po’ di fango, meglio che guardi dentro casa sua”, replica Roberto Fico. Critiche al segretario anche da Pier Luigi Bersani che chiede una svolta a sinistra. “Polemizzo con un’idea di sinistra che si aggrappa ancora alle gloriose parole d’ordine della fase d’avvio della globalizzazione: flessibilità, merito, eccellenze. Basta (…) La fase è cambiata, inutile inseguire le parole degli anni ’90”. Su Speranza come leader alternativo a Renzi: «Lo stimo, non è un segreto, è raro trovare giovani con la sua passione. Ma al di là dei nomi serve un segretario che si occupi del partito, sdoppiandolo dalla figura del premier. E non escludiamo a priori di pescare da campi che non sono del tutto sovrapponibili alla politica. Qualcuno può escludere che in giro ci sia un giovane Prodi?». Miguel Gotor intervistato dalla Stampa: «Se Renzi sarà il nostro candidato alle elezioni, ci metterà la firma per arrivare primo come Bersani nel 2013. Servirebbero più umiltà e rispetto. Era stato messo a Palazzo Chigi per fare 3 cose – le riforme istituzionali, arginare M5S e far ripartire l’economia -, ma ha fallito le prime due e sulla terza si doveva fare di più. E sbaglia anche a demonizzazione M5S: compito del Pd è sfidarli, ma contribuendo al loro processo di democratizzazione. Ingiuriarli è un errore». Scrive Sallusti sul Giornale: “Duello a distanza ieri, dalle pagine dei giornali, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il primo, su La Repubblica, ammette per la prima volta di aver sbagliato tanto in pensieri, parole ed opere e annuncia che il Renzi «due» sarà ben diverso, nella forma e nella sostanza, dal Renzi «uno». Il secondo conferma, come era nell’aria e come ben sapeva chi lo conosce, di non avere nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata e, anzi, se sarà possibile, di candidarsi come leader alle prossime elezioni (…) Questi due sono, nei loro campi, avanti anni luce nella visione, nel tempismo e nella tattica. Si detestano cordialmente, sono in competizione costante, ma si rispettano e si riconoscono come unica controparte. Il duello è da alta classifica di serie A”. Stefano Folli sulla Repubblica: “Il parallelismo (delle interviste, ndr) non è piaciuto a quanti, specie a sinistra, vedono con sospetto qualsiasi riavvicinamento fra Renzi e il fondatore di Forza Italia. Non è piaciuto nemmeno a coloro che considerano il solito balletto fra i due la prova che il sistema è incapace di rinnovarsi e tende a ripetere sempre gli stessi rituali”. Ettore Rosato al Corriere della Sera sulle convergenze con Berlusconi: «Non c’è nessun dialogo». «Nessuno scambio, noi siamo da sempre alternativi a Forza Italia». Di diverso avviso Salvini sulla Stampa: “Renzi e Berlusconi sono fuori dal tempo. Pensano che nel 2016 nel mondo non sia successo nulla, che non ci siano stati la Brexit o Trump. Sono ancora lì a parlare di legge elettorale e di inciuci”.
Politica estera
Nuove regole per gli immigrati. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: “Nuove regole per gli immigrati: chi arriva in Italia e chiede asilo dovrà svolgere lavori socialmente utili in attesa di ottenere risposta all’istanza. È una delle norme che sarà illustrata mercoledì al Parlamento dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Per quanto riguarda i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) saranno strutture da massimo cento posti. Record di sbarchi dall’inizio dell’anno. Nei primi dodici giorni del 2017 sono sbarcate 729 persone, il triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una media di 60 al giorno”. Oggi sempre sul Corriere della Sera il tema su come integrare i migranti, l’impegno dei sindaci con l’intervista ad Antonio Decaro (Sindaco di Bari e Pres. Anci): «Volontariato e corsi di lingua così integriamo i nuovi arrivati» e a Luca Menesini (Sindaco di Capannori): «Qui bricolage e pulizia dei parchi. Ma all’inizio non è stato facile»
Parla Trump. Riferisce La Stampa: “Un accordo commerciale con Londra per aiutare la Brexit a diventare una «cosa grande». Lo annuncia, a quattro giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump in un’intervista al Sunday Times, assicurando tempi stretti per l’operazione. «I Paesi e le persone vogliono la loro identità, la gente non vuole che altri arrivino nel loro Paese e lo distruggano» argomenta il presidente eletto. Una decisione «intelligente» la Brexit, rincara la dose in un’intervista alla Bild, visto che «l’Unione europea è la Germania. L’Ue è stata fondata in parte per battere gli Stati Uniti nel commercio, non è vero? Quindi mi interessa abbastanza poco se sia unita o spaccata, per me non gioca alcun ruolo», dice, pronosticando che anche «altri Stati usciranno» dalla Unione. Sempre il Corriere della Sera parla inoltre di possibili restrizioni: “Gli Usa sono pronti a rafforzare i controlli ai propri confini, incluse le restrizioni ai viaggi «anche per gli europei»”. In un’intervista al Sunday Times, il presidente eletto Donald Trump critica anche la Nato: «Ha dei problemi: è obsoleta, in quanto in primo luogo è stata progettata molti anni fa, in secondo perché i Paesi non pagano quello che dovrebbero» e poi «perché non si è occupata del terrorismo». E per il 20 gennaio prossimo, l’Inauguration day dell’era di Donald Trump alla Casa Bianca, il neoeletto pensa di “cacciare” anche i giornalisti dalla Casa Bianca, scrive Rampini su Repubblica.
Rapporto Oxfam e incontro di Davos. Sempre da Repubblica: “A furia di deregulation e libero mercato, viviamo in un mondo dove più che l’uomo conta il profitto. È l’accusa che Oxfam, antica società di beneficenza con sede a Londra, lancia ai Grandi della Terra, che domani si incontreranno a Davos per il World economic forum. I dati del Rapporto 2016, dal titolo significativo, “Un’economia per il 99%” (la percentuale di popolazione che si spartisce le briciole), raccontano che sono le multinazionali e i super ricchi ad alimentare le diseguaglianze, attraverso elusione e evasione fiscale, massimizzazione dei profitti e compressione dei salari. E l’Italia non fa eccezione. I primi 7 miliardari italiani possiedono quanto il 30% dei più poveri”. “Ricapitalizzare le banche e varare una legge elettorale che garantisca stabilità e libertà di azione al governo: su queste leve l’Italia deve agire immediatamente per uscire dall’impasse descritta dal World Economic Forum. E’ questo il suggerimento che arriva da Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001 intervistato dalla Stampa. La riflessione di Joseph Stiglitz su Repubblica: “Negli ultimi anni incontrandosi a Davos, i leader del mondo economico e imprenditoriale hanno classificato la disuguaglianza tra i maggiori rischi per l’economia globale (…) II FMI è della stessa idea (…) Se la maggioranza dei cittadini sente di non beneficiare a sufficienza dei proventi della crescita o di essere penalizzata dalla globalizzazione finirà col ribellarsi al sistema economico nel quale vive. In realtà dopo Brexit e i risultati delle elezioni americane ci si deve chiedere seriamente se questa ribellione non sia già cominciata…” Su Davos si registra comunque la storica visita del presidente cinese Xi Jinping. Dopo gli incontri con il governo federale svizzero, domani Xi Jinping terrà l’allocuzione inaugurale. Dalle anticipazioni emerge che la Cina difenderà la globalizzazione contro «le sirene del protezionismo».
Economia e Finanza
Manovra correttiva. L’Ultimatum della Ue all’Italia. Dalla prima di Repubblica: “Il discorso era rimasto in sospeso, ma ora Bruxelles chiama in tempi brevi il governo italiano: deve aggiustare i conti pubblici. Servono circa 3,4 miliardi di euro, una manovra bis che vale lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo. La richiesta è piombata su Roma giusto la scorsa settimana e questa volta l’esecutivo non può più rinviare, dovrà mettere mano al portafoglio. Anche perché in caso contrario – la Commissione europea lo ha messo ben in chiaro nei contatti riservati delle ultimo ore con il Tesoro – è pronta una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a carico dell’Italia per il mancato rispetto della regola del debito”. “Già partita la trattativa tra Mascovici e Padoan”. “La correzione comunque sarà meno pesante dei cinque miliardi adombrati lo scorso novembre da Bruxelles. La Commissione infatti ha mantenuto la parola: dopo la vittoria del No al referendum dietro le quinte aveva fatto sapere alle istituzioni italiane che Roma sarebbe stata trattata bene se Padoan – considerato il garante della tenuta dei conti italiani – fosse diventato premier o quantomeno avesse conservato la poltrona al Tesoro”.
Scandalo Fca e polemiche con la Germania. Dal Corriere della Sera: “Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, dice no alla black list dei debitori, l’elenco delle aziende che hanno ottenuto e non restituito prestiti importanti dalle banche poi aiutate dallo Stato, a partire dal Monte dei paschi di Siena. E risponde a muso duro al ministro tedesco dei Trasporti che accusa il governo italiano sul caso Fca, i dispositivi per il controllo delle emissioni che negli Stati Uniti sono finiti sotto la lente dell’agenzia per la protezione ambientale: ‘Se si occupa di Volkswagen, Berlino non fa un soldo di danno’. Sul caso Fca, la risposta di Calenda arriva dopo che il ministro tedesco dei Trasporti, Alexander Dobrindt, aveva accusato le ‘autorità italiane di sapere che l’azienda usava dispositivi di spegnimento illegali’, chiedendo all’Unione Europea di ‘garantire il richiamo di alcuni modelli’. Parole alle quali ribatte anche il ministro italiano dei Trasporti, Graziano Delrio: ‘La richiesta di Berlino è totalmente irricevibile. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali'”. Rimanendo sempre sulla Germania stamane si segnala l’intervista del Corriere della Sera a Roland Berger, consigliere della cancelliera Angela Merkel: “La moneta unica ha fallito”. “Ero scettico sull’euro prima che fosse introdotto e purtroppo i miei timori si sono dimostrati corretti (…) ora abbiamo Paesi con gradi di competitività molto diversi”. La Germania è sì tornata a una posizione notevole, tuttavia corre il rischio di perdere competitività essa stessa perché “per noi il tasso di cambio dell’euro è troppo debole. La nostra economia dipende al 50% dall’export e perciò dalla nostra competitività globale”.