Come era prevedibilie, il Sud è stato determinante per l’esito del referendum. Ec’è stata una valanga di NO nel Mezzogiorno e nelle isole, con la Sardegna davanti a tutte le regioni nel rifiuto della riforma costituzionale proposta.
I dati sono eloquenti: i NO sono stati 19 milioni 25mila 254, pari al 59,95%; i Si’ 12 milioni 709mila 536, pari al 40,05%. Su 46.720.943 elettori hanno votato in 31 milioni 997mila 916, affluenza quindi del 68,48%.
La vittoria del SI’ c’e’ stata in tre sole regioni, tra cui l’Emilia Romagna considerata ‘rossa’ e dove il margine a favore della riforma costituzionale proposta agli italiani e’ stato di appena lo 0,39%, equivalente a 19.492 voti. E’ questa la fotografia – per numeri – del voto referendario, al termine dello scrutinio di tutte le schede votate in Italia, scrutinio ultimato poco dopo le 4 del mattino con la Sicilia l’ultima regione in ordine di tempo ad aver conclusa la conta.
La Sardegna e la Sicilia sono le regioni dove la vittoria del NO e’ stata piu’ che netta: nella prima si e’ registrato un distacco del 44,44%, nella seconda del 43,16. Anche in Campania grande distacco a favore del NO: il 37,04%, e in Calabria e’ del 34,04%. In Puglia il NO ha ottenuto il 67,16% contro il 32,84%, con un vantaggio quindi del 34,32; in Basilicata il NO ha avuto il 65,89% contro il 34,11% per il SI’, distacco del 31,78%. Anche in Abruzzo netto successo del No: 64,39% contro il 35,61, quasi ventinove punti.
Segno evidente che la campagna elettorale di Renzi non è riuscita a sfondare nelle regioni del Sud, nonostante i tanti viaggi del premier nel Mezzogiorno. E le tante promesse lanciate dal governo con i patti territoriali.
Ancora una volta emerge con chiarezza che per recuperare terreno nel Sud non servono ricorse dell’ultima ora o interventi che hanno tutto il sapore della propaganda. Servono invece impegni concreti. Da questo punto di vista il referendum deve suonare come un campanello di allarme per tutti i governi che vogliono misurarsi con la grande questione del Sud.