Politica interna
Referendum: Il Tribunale di Milano ieri ha respinto il ricorso dell’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida, lasciando pertanto il quesito referendario intatto (uno solo). Secondo il giudice Loreta Dorigo “la natura oppositiva del referendum costituzionale” verrebbe “a mancare e ad essere irrimediabilmente snaturata laddove si ammettesse la parcellizzazione dei quesiti”. Nell’ordinanza, dunque, si afferma il contrario di quello che sostenevano i ricorrenti: il referendum del 4 dicembre verrebbe del tutto snaturato se i quesiti fossero multipli. Con più quesiti su più temi, secondo Dorigo, la consultazione popolare “si trasformerebbe, in sostanza, in un referendum ‘propositivo’” perché “l’elettore, libero di scegliere su ogni singolo quesito, finirebbe in tal caso per intervenire quale organo propulsore dell’innovazione costituzionale contro la lettera della norma”. Tante le reazioni alla decisione del Tribunale di Milano, ma a sorprendere sono soprattutto quelle degli esponenti politici contrari al referendum. Secondo Renato Brunetta è “meglio che il ricorso di Onida sia stato respinto, così si vota”, mentre il leader della Lega Matteo Salvini ha detto di essere “contento che vengano respinti i ricorsi sulla forma, non vedo l’ora che si voti”.
Matteo Renzi: Ieri sera Matteo Renzi ha telefonato al neo presidente americano Donald Trump per congratularsi e ribadire “l’importanza strategica” dell’alleanza Italia-Usa. A ventiquattr’ore di distanza, l’effetto Trump inizia già a vedersi, con il premier che ha deciso di eliminare la bandiera europea, comparendo su Facebook con il solo Tricolore alle spalle. E ieri ha continuato a randellare l’Unione europea, chiedendo di votare Sì per avere più forza nella trattativa con Bruxelles e per difendere gli interessi nazionali. Una linea simil “trumpiana, figlia di una convinzione confidata ai suoi più stretti collaboratori: “In Italia, come in America, la sfida è su chi incarna il cambiamento, così com’è toccato a Trump rispetto alla Clinton. E noi, anche stando al governo, siamo gli unici che possono cambiare l’Italia”. Intanto diventa un caso la lettera che Renzi invierà nei prossimi giorni agli italiani residenti all’estero, dove oltre alle istruzioni sulle modalità di voto per posta, il premier ha voluto aggiungere un suo messaggio personale: “Siamo a un bivio, possiamo scegliere tra il non cambiare nulla o riformare il nostro Paese. Dipende da voi”. Immediata la reazione di Gaetano Quagliariello: “In contemporanea con le schede elettorali, gli italiani all’estero riceveranno una lettera del premier. Tutto ciò rischia di falsare il risultato referendario”. Infine anche nel fronte del No si sono verificati degli scontri. L’Associazione nazionale partigiani, infatti, ha deciso di revocare la tessera alla senatrice dem Laura Puppato, rea di aver fatto propaganda per il Sì. “È una cosa incomprensibile e inaudita, si è perso il senso dei valori che i partigiani ci hanno tramandato”, ha commentato la Puppato.
Politica estera
Stati Uniti: Ieri, Donald Trump è entrato per la prima volta alla Casa Bianca, dove ha incontrato Barack Obama nello Studio Ovale. Un incontro cortese ma senza cordialità: niente foto di famiglia con le mogli, niente siparietti. I due hanno spiegato di aver discusso di politica interna ed estera, ma Obama ha soprattutto spiegato a Trump il funzionamento della Casa Bianca. A colpire sono stati soprattutto i toni, molto differenti da quelli della campagna elettorale. “Volevo un esito diverso – ha detto Obama – ma il Paese si è espresso. Adesso il mio compito è quello di facilitare il lavoro di chi verrà dopo di me perché se lui ha successo gli Stati Uniti hanno successo”. Anche il neo presidente è stato moderato, attento a non dire cose sbagliate e impegnato a dare giudizi generosi sul suo predecessore: “ Una gran brava persona, uno che ha fatto cose molto buone: verrò qui altre volte, ascolterò i suoi consigli”. Dopo l’incontro con Obama, Donald Trump ha fatto il punto con i vertici del “translation team”, guidato dal governatore del New Jersey Chris Christie, che sta gestendo il passaggio di consegne e raccogliendo i profili per la nuova amministrazione. Tra i nomi caldi, oltre a quello dello stesso Christie, che potrebbe divenire il nuovo Capo dello staff, ci sono quelli di Rudolph Giuliani (ministro della Giustizia), Newt Gingrich (segretario di Stato), Jeff Session (segretario della Difesa) e Steven Mnuchin (ministro dell’Economia). Ieri è stata anche la giornata delle manifestazioni dell’America anti-Trump, quella che non accetta la vittoria del tycoon, scesa in piazza al grido di “Not My President”. Il cuore delle manifestazioni, organizzate in almeno 25 città statunitensi, è stata New York, dove oltre diecimila persone hanno “assediato” per ore la Trump Tower. Il popolo anti-Trump nella stragrande maggioranza dei casi non è animato dalla delusione per la sconfitta di Hillary Clinton, quanto dalla preoccupazione per l’elezione di una persona che durante la campagna elettorale ha promosso xenofobia, razzismo, misoginia e islamofobia.
Papa Francesco: Intervistato da Eugenio Scalfari, Papa Francesco commenta l’elezione di Donald Trump a nuovo presidente degli Stati Uniti, sottolineando che “non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi”. La sua preoccupazione principale resta “quella dei profughi e degli immigrati. Le cause sono molte e noi facciamo il possibile per farle rimuovere. Purtroppo molte volte sono soltanto provvedimenti avversati dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i salari. Il denaro è contro i poveri oltreché contro gli immigrati e i rifugiati, ma ci sono anche i poveri dei Paesi ricchi i quali temono l’accoglienza dei loro simili provenienti da Paesi poveri. È un circolo perverso che deve essere interrotto”. “Dobbiamo abbattere i muri che dividono – continua Papa Francesco – tentare di accrescere il benessere e renderlo più diffuso, ma per raggiungere questo risultato dobbiamo abbattere quei muri e costruire ponti che consentono di diminuire le diseguaglianze e accrescono la libertà e i diritti”. Secondo il Papa, oggi il Movimento popolare, movimento che conta centinaia di migliaia di aderenti nei principali Paesi dove la presenza cristiana è molto diffusa, è chiamato a occuparsi direttamente di politica, “non nel cosiddetto politichese, le beghe per il potere, l’egoismo, la demagogia, il danaro, ma la politica alta, creativa, le grandi visioni. Quello che nell’opera sua scrisse Aristotele”.
Economia e Finanza
Borse: Archiviata la fase di incertezza che ha preceduto il voto e messa da parte per un momento la paura sul possibile impatto di certe ricette di politica economica (leggi protezionismo), gli investitori hanno iniziato a prendere confidenza con il nuovo scenario politico che si è venuto a creare negli Stati Uniti, partendo da due punti fermi: l’aspettativa che Trump presidente possa dimostrarsi meno estremista del Trump candidato e le prospettive di politica monetaria e fiscale. A testimoniare questo cambiamento di rotta è il fatto che gli analisti, se prima delle elezioni si interrogavano sulla stretta dei tassi di dicembre, ora invece si domandano quanti rialzi dei tassi ci saranno nel 2017. Con una Fed che si prepara alla stretta sui tassi e una Casa Bianca pronta allo stimolo fiscale (legato al piano di rilancio infrastrutturale promesso da Trump), gli investitori vedono all’orizzonte la tanto agognata ripresa dei prezzi al consumo. Ieri l’indice 5y5y inflaction forward, che misura le aspettative di inflazione a cinque anni per i prossimi cinque anni negli Stati Uniti, ha registrato un rialzo del 4,33% toccando un picco al 2,5% sui massimi da dicembre 2014. Ma non è solo negli Stati Uniti che le aspettative di risalita dei prezzi si sono rafforzate, come dimostra il balzo del 3,5% registrato dall’analogo indice dell’area euro, che ieri si è riportato sui massimi da inizio anno.
Manovra: Manca ormai meno di una settimana alla pubblicazione dell’attesa opinione sul bilancio programmatico dell’Italia da parte della Commissione europea (mercoledì 16 novembre). Due giorni fa il collegio dei commissari ha avuto modo di discutere del caso italiano, e sembra che ci possa essere un’apertura alle richieste del governo Renzi di ottenere una generosa flessibilità sul bilancio per le spese eccezionali provocate dall’emergenza rifugiati e dai terremoti in centro Italia. C’è il consenso di “fare il possibile per una soluzione amichevole”, spiega un esponente comunitario, che nota come tutti siano “sulla stessa linea”. Aggiunge un altro funzionario: “C’è l’idea che bisogna venire incontro alle richieste italiane”. Sicuramente a pesare sulle scelte europee c’è il nodo referendum costituzionale: un voto sfavorevole al governo potrebbe provocare nuova instabilità in tutta la Ue. Insomma, a Bruxelles si sta facendo strada l’idea che l’Italia abbia diritto al sostegno delle istituzioni comunitarie, tuttavia resta da decidere il metodo da applicare per valutare le spese legate ai terremoti e all’emergenza rifugiati. Ieri a Berlino, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha avuto parole di riguardo sull’Italia, che ha definito un Paese “importante” che sta affrontando “enormi flussi di rifugiati, molteplici terremoti e anche un tornado”, “dobbiamo essere a fianco dell’Italia, non contro l’Italia. Dobbiamo sostenere l’Italia”. La partita in vista dell’opinione del 16 novembre non è però terminata. “C’è stata una riflessione politica – spiega un funzionario comunitario – che ora deve essere tradotta in una soluzione accettabile per tutti i commissari, che hanno sensibilità politiche diverse”.