Una vita sotto i riflettori. Nelle piazze virtuali ormai si condivide tutto: matrimoni, vacanze, routine quotidiana e non solo. Oggi anche il lutto diventa ‘social’. Se nel 20esimo secolo la morte e la sofferenza per la perdita di una persona cara sono stati in gran parte considerati ‘affari privati’ – da vivere a porte chiuse, nell’intimità di chiese e case di famiglia – ora i social network stanno ridefinendo i confini e il modo stesso in cui la gente ‘si addolora’. In particolare Twitter sta ampliando la conversazione sulla morte e il lutto. E’ quanto evidenziano due ricercatori, sociologi dell’università di Washington, con uno studio presentato a Seattle in occasione del Meeting annuale dell’American Sociological Association (Asa). Per trovare utenti Twitter deceduti, Nina Cesare e Jennifer Branstad hanno utilizzato ‘mydeathspace.com’, un sito web che collega le pagine social dei morti ai loro necrologi online. Hanno passato al setaccio quasi 21 mila necrologi e identificato 39 persone morte con account Twitter (la stragrande maggioranza delle voci sono collegate a profili Facebook o MySpace). Le cause note più comuni di morte tra le persone del campione sono state, nell’ordine, suicidi, incidenti automobilistici e sparatorie. Analizzando i profili i ricercatori hanno scoperto che in questo social media le persone si accostano al tema della morte in un mix di comportamenti pubblici e privati che risulta diverso rispetto agli altri social network.