C’è un problema di desertificazione produttiva. Ma c’è anche un altro problema, ancora più grave perchè riguarda il futuro del Sud: la grande fuga delle giovani generazioni verso altre aree del Paese. E si tratta di un fenomeno che va coniugato con un altro non meno grave: la fuga dalle università del Sud. L’ultimo rapporto Alma Laurea ci consegna una fotografia davvero allarmante del fenomeno.
Fra il 2003 e il 2015 il calo delle immatricolazioni all’università nelle regioni del Sud è stato del 30% (al Centro del 22% e al Nord del 3%). Si potrebbe pensare che questo sia semplicemente il riflesso dell’impressionante declino demografico che, al pari del Mezzogiorno stesso, rappresenta l’altro profondo problema secolare dell’Italia. Almalaurea ci ricorda che negli ultimi trent’anni il numero dei diciannovenni che vivono nel nostro Paese si è quasi dimezzato. Ma il restringersi della popolazione giovane non basta a spiegare tutto. La fuga dall’istruzione universitaria – la cui scarsa diffusione è la terza grande questione secolare d’Italia – è ben visibile anche quando si elimina dal calcolo il declino delle nascite. Nel 2004 si iscriveva a all’università il 67% dei giovani diplomati del Sud (il 76% di quelli del Centro e l’81% di quelli del Nord).
Otto anni dopo la quota di diciottenni o diciannovenni che sceglie di continuare gli studi è scesa in tutta Italia, ma nel Mezzogiorno è ormai appena a poco più della metà. E da allora ha proseguito il declino.
Potrebbe non essere gravissimo, se almeno questa residua metà dei giovani che ancora nascono e crescono al Sud e comunque scelgono di costruire la loro istruzione, restassero nella loro terra. Non lo fanno. Già sono meno di prima, già studiano meno di prima. Ma fra i pochi che lo fanno, un numero crescente sceglie di andarsene. Fra i laureati del ciclo triennale, ormai un quinto va a studiare al Centro, al Nord o all’estero; fra quelli del diploma quinquennale, un quinto si sposta subito e il 14% lo fa dopo il passaggio di boa dei primi tre anni di università.
Entro il 2030 si stima che la popolazione diciannovenne crescerà nelle regioni del Nord del 21%, grazie anche ai recenti flussi di immigrazione, e diminuirà al Sud del 13%. Un altro elemento che ha senz’altro influito sul calo delle immatricolazioni è la contrazione del tasso di passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado all’Università. I dati mostrano che, complice anche la crisi, tale quota è diminuita apprezzabilmente in tutte le aree del Paese; tuttavia nel Mezzogiorno il tasso di passaggio è inferiore a quello del Centro e del Nord. Nell’anno accademico 2012/13 il tasso è il 54% al Sud contro il 59% del Nord.
Le Indagini AlmaLaurea mostrano, inoltre, che la mobilità per ragioni di studio:
1) è molto bassa al Nord dove, su cento laureati, solo due cambiano ripartizione territoriale;
2) cresce al Centro, dove la quota di chi migra per studiare è pari all’8%;
3) sale ulteriormente per i laureati residenti al Sud: il 20% decide di fare la valigia e allontanarsi dalla famiglia d’origine.
Per quanto riguarda, infine, la mobilità per lavoro, a cinque anni dal conseguimento del titolo:
1) su cento laureati residenti al Nord, 7 se ne vanno per lavorare, prevalentemente all’estero;
2) dal Centro, a spostarsi sono il 13% dei laureati, prevalentemente al Nord;
3) il Sud perde oltre un quarto del suo capitale umano: il 26% lavora lontano dalla famiglia d’origine.
[…] Il Sud non è un posto per giovani: entro il 2030 gli under 19 caleranno del 13% e il 26% dei laurea… […]