Michele Arcangelo Pezza era nato a Itri il 7 aprile 1771. Da piccolo si ammalò e la madre fece il voto di vestirlo da frate se fosse guarito. Era una consuetudine abbastanza usuale fino agli inizi del XXI secolo nel meridione, in assenza di qualsiasi ausilio medico o farmacologico, impetrare grazie ai santi e far voto di indossare per un certo periodo il saio di monaco. Guarito indossò il saio, ma il suo carattere turbolento fece si che il parroco lo soprannominasse Fra Diavolo, soprannome che lo accompagnò per tutta la vita. Figura popolare e romanzata, protagonista anche di qualche film, in realtà fu un violento e facinoroso. La sua storia inizia nel 1796. Pezza lavorava presso un mastro sellaio e durante una rissa, per futili motivi, si sarebbe detto oggi,  lo uccise e uccise anche il fratello del sellaio accorso in suo aiuto. Datosi alla macchia, si rifugiò sui monti circostanti facendo brigantaggio con altri sbandati.

Quando, nel 1798 i francesi scesero  in Italia, Re Ferdinando IV di Borbone  arruolò nel suo esercito anche criminali comuni.  Pezza, uno di questi,  si costituì e venne arruolato. Dopo la capitolazione di Napoli, assieme ad un migliaio di uomini mise spesso in difficoltà i francesi dando vita ad autentiche azioni di guerriglia. Suo campo d’azione era la zona attorno alla Via Appia presso i monti Ausoni. I francesi irruppero su Itri, città natale di Pezza, incendiando case e ammazzando molti civili, fra cui il padre di Pezza. Per rivalsa le  azioni successive di Fra Diavolo aumentarono a dismisura evidenziando doti militari insospettate. In breve divenne nell’immaginario,  un invincibile in guerriero romantico. Sconfitta la repubblica e restaurata la monarchia, Pezza si ritirò a vita privata. Nel 1806 l’esercito francese comandato dal generale Joseph Hugo, il padre del più celebre Vittorio Hugo, ridiscese in Italia e Fra Diavolo riprese la sua antica vita. Il generale Hugo si dimostrò un avversario tenace e nonostante non ottenesse una vittoria definitiva, i seguaci di Pezza diminuivano costantemente. Denunciato mentre era praticamente rimasto solo, fu catturato ed impiccato in Piazza del mercato a Napoli il  giorno 11 novembre 1806 a soli 35 anni. Per quell’occasione volle indossare l’uniforme di brigadiere dell’esercito borbonico per affermare che moriva da soldato e non da bandito.

Camillo Linguella, Storia di un regno maltrattato