Ancora indagati eccellenti nell’inchiesta di Potenza. Questa volta, nel mirino dei sindacati, è finito il vicepresidente di Confindustria e attuale numero uno di Unioncamere, Ivan Lo Bello, un imprenditore simbolo della lotta contro il “Pizzo”. Lo Bello ha già chiesto di essere ascoltato dai magistrati per chiarire ogni cosa. Ma ormai il terremoto che ha investito in pieno, spingendola alle dimissioni, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, non sembra essere finito.

Dalle nuove indagini emerge l’esistenza di “vere e proprie lobby affaristiche dirette ad interferire sull’esercizio delle funzioni di istituzioni, amministrazioni pubbliche e di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”. Lo Bello e’ finito nell’inchiesta con il ruolo di “partecipante” ad un’associazione per delinquere – composta anche da Gianluca Gemelli, Nicola Colicchi e Paolo Quinto – che si e’ mossa per far si’ che Gemelli ottenesse la concessione di un pontile nel porto di Augusta (Siracusa) e l’affidamento di altri progetti nei settori petrolifero e dell’energia. Fra tali progetti vi era quello sui “Sistemi di difesa e sicurezza del territorio”, da attuare in Campania.

Negli atti dell’inchiesta sono attribuiti anche i ruoli nell’associazione per delinquere: Gemelli – imprenditore e compagno della Guidi – e Colicchi – un lobbysta con un ruolo importante nella Compagnia delle Opere – erano i “promotori, ideatori ed organizzatori”; Quinto (capo della segreteria della senatrice del Pd, Anna Finocchiaro) e Lo Bello i “partecipanti”. Non basta, perche’ a Colicchi e Quinto e’ stato attribuito il ruolo di “cerniera col mondo politico” nell’attivita’ di ricerca di “pubblici amministratori compiacenti o corruttibili” come il commissario straordinario del porto di Augusta, Alberto Cozzo – che e’ indagato – prorogato nel suo incarico. Se il “quartierino” – sostiene l’accusa – non riusciva ad “attivare i propri canali politici”, aveva un’ottima carta di riserva. Gemelli, infatti, “assicurava comunque il raggiungimento dell’esito sperato” intervenendo direttamente sulla compagna: la Ministra, che si e’ dimessa il 31 marzo, quando l’inchiesta ha portato a sei arresti domiciliari, era diventata “strumento inconsapevole di quello che lei stessa non aveva mancato di individuare quale vero e proprio clan”.

Il quarto elemento nuovo e’ l’accusa, per sette persone, di aver turbato la liberta’ del procedimento di scelta del contraente in relazione alla concessione demaniale di un pontile nel porto di Augusta. Fra i sette indagati vi e’ anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina, gia’ accusato di abuso d’ufficio. Oltre a lui gli indagati sono Gemelli, Cozzo, Colicchi, Quinto, Alfredo Leto e il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto: sotto la lente della Procura sono finiti non solo il pontile nel porto di Augusta ma anche il trasferimento di un alto ufficiale della Marina, il contrammiraglio Roberto Camerini da Augusta alla Spezia, e la costituzione di una societa’ “ad hoc” di cui Gemelli era “socio occulto”.

 

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Sono tre i filoni dell’inchiesta della procura di Potenza che vede tra gli indagati Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministro,Federica Guidi:
Il primo filone riguarda l’impianto Eni di Viggiano e si concentra su presunti illeciti nella gestione dei rifiuti e lo sforamento dei limiti delle emissioni
Il secondo ha al centro l’iter che ha portato all’autorizzazione del giacimento Tempa Rossa della Total. In questo caso tra gli indagati c’è Gemelli
Il terzo filone (che nasce da alcune intercettazioni telefoniche sull’utenza di Gemelli) si concentra sul porto di Augusta che vede indagato anche il capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi

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