E’ ufficiale: la polizia federale americana non ha più bisogno di Apple. E’ infatti riuscita a sbloccare l’iPhone di Syed Rizwan Farook, uno dei due attentatori che lo scorso dicembre aprirono il fuoco a San Bernardino (California) uccidendo 14 persone e ferendone una ventina. Di conseguenza il dipartimento di Giustizia ha deciso di chiudere il caso legale contro il gruppo produttore dello smartphone, che si era rifiutato di onorare un ordine di un giudice in base al quale avrebbe dovuo creare un software capace di abbassare le difese di quell’iPhone permettendo all’Fbi di bombardarlo con una marea di password fino a quando sarebbe stata trovata quella giusta.
Quel rifiuto aveva avviato un braccio di ferro tra il governo Usa e l’azienda che avrebbe dovuto portare a un’udienza, il 21 marzo scorso posticipata perché il dipartimento di Giustizia disse di avere trovato una possibile soluzione per lo sblocco del dispositivo grazie all’aiuto di un “soggetto terzo” che resta tutt’ora sconosciuto (nei giorni scorsi era emerso il nome dell’azienda israeliana Cellebrite). Una settimana esatta dopo, il dipartimento stesso ha comunicato che quella soluzione ha funzionato rendendo inutile un’udienza futura.
“Il governo ha con successo avuto accesso ai dati conservati nell’iPhone di Farook e di conseguenza non richiede più l’assistenza di Apple”, recita un documento depositato ieri dal dipartimento di Giustizia. Le autorità competenti “hanno con successo recuperato i dati” e ora l’Fbi li sta analizzando “in linea con le procedure standard di indagine”. La speranza è trovare informazioni utili che spieghino potenziali legami di Farook con gruppi terroristi.