“Faccio mia la considerazione di Giovanni Falcone: la mafia, la camorra hanno le caratteristiche di una organizzazione umana con una estrema mutevolezza ed una capacità di adattamento molto rapida”. Così ha esordito il Capo della Procura di Napoli, Giovanni Colangelo, rispondendo alle domande poste dal giornalista Paolo Chiariello su Come è cambiata la camorra negli anni e le logiche della criminalità organizzata? A quanto ammonta il suo patrimonio? Ad ascoltare gli appassionati e puntuali interventi sia del procuratore Capo Colangelo sia del generale Fabrizio Carrarini, Comandante della regione Campania della Guardia di Finanza, una platea di oltre 200 studenti del corso di economia e gestione di imprese della Federico II, nell’ambito del seminario sul tema “Economia criminale, corruzione, riciclaggio. Effetti sull’economia legale e sulle imprese ed azioni di contrasto previste dalla normativa vigente” , promosso dal professor Roberto Vona, coordinatore scientifico insieme a Giovanni Conzo procuratore aggiunto di Benevento della Settima Edizione del ciclo di 12 incontri tematici del Laboratorio di Economia e Management delle Imprese Criminali (LEMIC), che sono stati letteralmente catturati e stimolati dalle brillanti relazioni dei due protagonisti quotidianamente in prima linea nel contrasto alla criminalità diffusa. Dall’intreccio delle due prospettive è emerso uno spaccato complesso della ramificazione a tutti i livelli dell’organizzazione criminale, con i conseguenti effetti e le sofisticate implicazioni nel tessuto sociale ed economico-produttivo del territorio campano e sempre più diffuso a livello nazionale. “Con questo ciclo di seminari, a cui partecipano protagonisti di grande valore e competenza della Magistratura, delle Forze dell’Ordine e della Finanza, delle principali istituzioni in materia di antiriciclaggio – ha sottolineato il professor Vona – il Dipartimento di Economia e Management si propone di fornire non solo gli strumenti e l’informazione tecnica sulla complessa materia e sulla capacità di riconoscere la pervasività del fenomeno in ogni settore della società ma intende anche alimentare e promuovere la cultura della legalità attraverso la forza delle best practice. Queste infatti rappresentano strumenti potenti ed efficaci per contribuire alla formazione delle coscienze e per sostenere le scelte dei professionisti e dei manager del futuro”. “Alla mutevolezza repentina della criminalità organizzata – ha detto Colangelo – non si riesce a stare dietro con gli strumenti repressivi e normativi vigenti, nonostante che il nostro Paese abbia una legislazione avanzata in materia di attivitàdi contrasto. Bisognerebbe tarare sistematicamente gli interventi e l’azione dello Stato sui cambiamenti delle logiche della criminalità organizzata che agisce e si attrezza per l’acquisizione del potere e del controllo del territorio mediante il denaro”. Poi sempre Colangelo ha aggiunto: “La criminalità più sofisticata non utilizza la violenza che invece rimane sullo sfondo. Preferisce puntare sulla collusione, la corruzione e le forme di arricchimento sottile. Una persona corrotta o collusa è coinvolta per sempre nel giro per l’attrazione esercitata dal denaro. È così che si passa dalla semplice intimidazione alla criminalità imprenditrice. Criminalità che è presente in molteplici ambiti e settori economici: dalla contraffazione all’usura, dal commercio all’edilizia, dagli appalti ad interventi nei settori della pubblica amministrazione, dai reati finanziari all’evasione fiscale, con un tipo di organizzazione che ha le sue leggi e con una ramificata capacità di penetrazione”.
Una rappresentazione a tinte inquietanti ma che fa intravedere l’azione di monitoraggio e di contrasto esercitata da uomini e donne impegnati sul territorio, sia che si tratti della magistratura che delle forze dell’ordine e della guardia di finanza, che non si risparmiano per sconfiggere e destabilizzare l’organizzazione criminale. “Il presupposto dell’illegalità è quello di investire in imprese virtuose – ha aggiunto il procuratore – così come l’economia sommersa produce danni incalcolabili all’economia pubblica e mette a rischio l’ordine democratico. L’evasione fiscale sottrae risorse per gli investimenti nei servizi per i cittadini. Il risultato gravissimo è che si inocula un virus assuefativo”. Alla complessità del fenomeno, il procuratore Colangelo ha tuttavia affiancato l’incitazione al contrasto all’illegalità ribadendo le potenzialità in atto per sconfiggere la criminalità. Non a caso ha infattiripetuto spesso: “E’ una battaglia che si può vincere, si può costruire un mondo migliore a patto che lo vogliamo tutti. Come disse sempre Falcone le mafie sono fenomeni umani, e dunque si possono sconfiggere. Stando molto attenti però che se si decapita l’organizzazione con l’arresto di capi eccellenti nei territori lo spazio lasciato deve essere immediatamente occupato dalle Istituzioni, dalla presenza dello Stato”.
Dal lato dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza, le cifre evidenziate dal generale Carrarini sono impressionanti: “Sono stati sei i miliardi di euro sequestrati alla camorra negli ultimi 3 anni. In certi settori c’è una criminalità dominante favorita da una condizione ambientale che svolge un ruolo importante nelle scelte strategiche tra i motivi che disincentivano a fare impresa. In Italia ci sono 5 milioni di imprese che vanno tutelate ed hanno un costo fiscale molto elevato ed un accesso al credito molto difficile”. Il generale Carrarini ha poi aggiunto: “La corruzione è un fenomeno endemico e diffuso, si parla di cifre che ammontano a 60 miliardi di euro, quanto una o più manovre economiche, ma anch’essa è cambiata molto. Basti pensare a Mafia capitale, attraverso indagini esemplari è stato dimostrato quanto la politica sia in uno stato di subordinazione”. La discussione che si è sviluppata su questi input così autorevoli è risultata veramente interessante. Stimolata opportunamente dalle precise domande di Paolo Chiariello che ha coinvolto anche il procuratore di Benevento Giovanni Conzo, impegnato negli anni scorsi a Napoli nella complicata lotta alla più grande impresa criminale dei rifiuti che ha portato alla sconfitta del clan dei Casalesi che controllava tante aziende, in un inestricabile intreccio con la politica e il territorio. Il procuratore Conzo ha descritto gli aspetti salienti delle indagini, in particolare spiegando che “il traffico dei rifiuti rappresenta la sintesi tra impresa criminale e politica”. Poi ha aggiunto: “E’ necessario dare immediatamente un segnale alla collettività quando i beni sono confiscati. Purtroppo spesso, per meri cavilli e ritardi burocratici, si assiste all’assenza della Pubblica amministrazione. Si ha accesso al crimine fiscale analizzando i libri contabili, seguendo la pista di tutto ciò che non è tracciabile”. Ha poi concluso: “Trovo veramente insopportabile chi afferma che il ‘ nero’, inteso come soldi, sia necessario all’economia. Al contrario va invece innalzata la soglia della tracciabilità”.
L’interesse degli studenti, iscritti ai corsi di laurea in Economia Aziendale e in Economia e Commercio, dei giovani professionisti dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, dall’ANCI Campania, dall’Unione Giovani Dottori Commercialisti di Napoli (in collaborazione con la Consulta dei Praticanti, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli, dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati di Napoli), e dell’Istituto Tecnico commerciale “Mario Pagano” di Napoli, è stato elevato e le domande a raffica non si sono fatte attendere, sul valore dell’esempio lasciato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sulla percezione del fenomeno che restituiscono i media in genere, sulla nuova generazione di magistrati, carabinieri, guardia di finanza, professionisti impegnati con competenza sul monitoraggio dei reati criminali e fiscali, sulla capacità di entrare nella complicata organizzazione dell’impresa criminale. Su quanto sia importante e diffuso il traffico dilagante di droga, di sostanze stupefacenti e di anfetamine a Napoli, si è soffermato infine il procuratore Giovanni Colangelo che ha spiegato: “Questo traffico consente una elevata accumulazione di denaro e si impadronisce dei ragazzi, dei giovani, di quelli che saranno le nuove leve dello Stato. Solo attraverso azioni sociali e culturali si tengono lontano dal carcere i nostri ragazzi”. Insomma “soltanto aumentando e radicando diffusamente il senso di appartenenza e di maggiore consapevolezza alla comunità napoletana la camorra potrà sparire”. Il magistrato ha poi ammonito: “Non bisogna essere eroi. Con gesti di quotidiana legalità, possiamo fare molto”.