Un vero e proprio bunker, con tanto di microcamere per tenere tutto sotto controllo. Occhi elettronici che osservavano le aree interne ed esterne e che erano collegate ad una grande centrale. Il covo di Giuseppe Ferraro E Giuseppe Crea, i due boss della ‘ndrangheta catturati ieri nelle campagne del reggino, a Maporati, non smette di sorprendere. Dentro, oltre ad un arsenale, anche tanta elettronica, apparecchiature sofisticate che però, proprio nel momento del blitz, erano state disattivate, rendendo più agevole la cattura dei due latitanti.
Ma il covo non era solo iper-protetto. Ma anche confortevole: aveva l’acqua corrente e, sicuramente, i due boss potevano contare su complici fidati. Perfettamente mimetizzato, era invisibile non solo dall’esterno ma anche dagli elicotteri. “Nessuno poteva immaginare – ha commentato Francesco Ratta’ – che in quel punto, un dirupo ricavato in una zona estremamente isolata e dalla vegetazione fittissima, potesse nascondersi un nascondiglio per latitanti. Il dato che emerge significativamente e’ l’assoluta capacita’ di mimetizzazione dei due ricercati con l’ambiente in cui avevano scelto di trascorrere la latitanza”.