Per Il presidente dell’lnps, Tito Boeri, non è solo una questione di principio. L’economista non ha affatto gradito quella “manina” amica del governo che in Parlamento, per ben due volte, ha cancellato la norma che avrebbe consentito all’istituto di inviare agli italiani la cosiddetta “busta arancione” (l’estratto previdenziale personale con contributi versati e proiezioni attendibili sulla futura pensione, costo 0,70 per invio). Boeri sono mesi che batte sulla trasparenza (diffondendo i dati di tutte le gestioni, pure le più critiche e criticabili), e la necessità di dare agli italiani una cultura previdenziale (la sperimentazione di accesso on line ai simulatori pensionistici dell’lnps, con
il progetto “La Mia Pensione”).

L’ultimo tassello annunciato sarebbe stato proprio l’invio della Busta Arancione agli italiani, in modo da fornirgli qualche certezza e mettersi a riparo da future sgradite sorprese. Il principio è semplice: se a 40 anni si scopre che in futuro si potrà contare su una pensione del 40, 45% inferiore al reddito, si può ancora correre ai ripari e mettere da parte qualcosa (anche solo 50 euro al mese), e magari costruirsi un castelletto previdenziale integrativo (secondo pilastro).

Ma la Busta Arancione – maturata teoricamente 20 anni fa e mal decollata per paura dei “contraccolpi” politici – viene colpita e affondata anche nell’era Renzi. Come a dire: se gli italiani avranno pensioni da fame, meglio non far sapere…