Di Maio e Salvini provano a chiudere il cerchio. L’intesa che sta per prendere corpo passerebbe dal rovesciamento degli schemi, risolverebbe un contenzioso che si protraeva da giorni e prevederebbe un rappresentante grillino al Senato e un leghista alla Camera. Si vedrà se e come andrà in porto l’accordo, costruito in totale sintonia da Di Maio e Salvini (…) Così è stato finora (…) La scorsa settimana ne hanno dato prova. Quando Berlusconi ha proposto a Salvini di far saltare le trattative, forzando a palazzo Madama «dove abbiamo i numeri per fare da soli», il capo del Carroccio ha coperto Di Maio: «Non conviene rischiare. I Cinquestelle potrebbero mettersi d’accordo con il Pd, offrendogli la presidenza del Senato, magari per la Bonino (…) Successivamente Di Maio ha ricambiato il favore a Salvini, ponendo il veto per gli incarichi istituzionali su chi abbia pendenze giudiziarie: un modo per estromettere dalla corsa candidati di centrodestra non graditi al segretario della Lega. Con il Pd ai margini della sfida.
Né un governo a tempo né la carta Gentiloni, Il Quirinale si prepara
Chiacchiere in bilico tra vero, verosimile e falso, come sempre quando sul Quirinale si accendono i riflettori dell’attenzione politica. Prendiamo, per esempio, la presunta ostilità di Mattarella (…) a dare il via a un esecutivo tra 5 Stelle e Lega, se davvero una tale alleanza si dovesse formare. Ora, stando alla rivendicazione di neutralità che lui ogni tanto ripete come un programma del settennato («ho le mie idee ma le devo tenere per me»), il solo ventilare l’ipotesi di suoi sabotaggi davanti a una maggioranza di quell’ampiezza sarebbe una follia. Perché il Parlamento è sovrano e lui per primo deve rispettarlo. Da ultimo tra le suggestioni degli ultimi giorni un Gentiloni bis per 10 mesi o anche più. Scenario impensabile, perché implicherebbe un fantomatico accordo di tutti, in Parlamento. A partire dai vincitori e neanche il presidente della Repubblica più accorato e convincente potrebbe, oggi come oggi, sperare tanto.
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Lo scontro tra i Dem
Lo scontro nel Pd sulla questione se trattare o meno con i grillini per un governo, non è in agenda. È la posizione di Delrio, nel giorno in cui però dal renziano Matteo Richetti arriva un’apertura «a un esecutivo di scopo in pochi punti». Vero è che Walter Veltroni, padre fondatore del Pd, ha invitato a prendere in considerazione la possibilità che a certe condizioni possa esserci un dialogo con i 5Stelle e, soprattutto, che l’attuale vice segretario reggente Martina abbia a sua volta assicurato che il Pd non starà sull’Aventino, ma carta canta, dice Delrio. In Direzione una settimana fa il Pd ha preso una linea con un documento e quella fa fede. «Spostarsi dalla posizione espressa in Direzione sarebbe un errore per l’unità del partito. Io resto là dove ci siamo lasciati. No ad equilibrismi». Per Delrio insomma la rotta è quella del Pd all’opposizione.