DI LAURA BERCIOUX
C’è un nesso logico per il caso di Aldo Naro, il ragazzo ammazzato di botte in una rissa a Carnevale al Goa, nota discoteca palermitana, e l’arresto di Francesco Militano, arrestato per mafia nel blitz Apocalisse, pare avesse lasciato al fratello Giuseppe l’incarico di gestire i buttafuori, reclutati in ero dal gestore del Goa. E’ quanto emerge dalle indagini dei Carabinieri che stanno indagando proprio su questo collegamento su cui i Carabinieri stanno lavorando. Aldo è morto con un calcio alla testa, per quest’omicidio si è costituito il minorenne Andrea, appena diciassettenne che ha confessato l’omicidio.
Francesco Militano è in carcere da giugno, erede del padre Carmelo, noto boss dello Zen, era colui che si occupava degli affari di famiglia facendo il lavoro “sporco” di Sandro Diele e Onofrio Terracciano. Militano, di notte lavorava in discoteca e, alla domanda di Lo Jacono “hai visto Francesco?” Diele risponde che lo aveva visto alle tre di notte al Goa, la sera dell’omicidio: conversazione intercorsa tra Paolo Lo Jacono e Diele, coinvolti nel blitz Apocalisse, sono al centro delle indagini dei Carabinieri. Andrea, il minorenne accusato di omicidio, ha dichiarato “Sono stato chiamato dal mio amico Giuseppe Militano che fa il buttafuori al Goa, ogni tanto mi chiama, per farmi mettere qualcosa in tasca perché ne ho bisogno perché ho difficoltà economiche in famiglia – il minorenne ha giustificato così la sua presenza in discoteca -. Io non ho alcuna licenza per svolgere l’attività di addetto alla sicurezza nei locali.
Il mio compito è quello di evitare l’ingresso di persone non autorizzate che entrano scavalcano le mura del locale. Ero già stato a lavorare al Goa altre due volte”. A quanto pare Francesco Militano gestiva la squadra di buttafuori, un servizio di vigilanza che i Barbaro, i proprietari della discoteca Goa, dicono di non conoscere e affermano di essersi rivolti ad una società autorizzata. Quella notte i buttafuori erano lì, erano quelli “in nero”, quelli imposti dalla mafia.