Scrive il CORRIERE DELLA SERA: “Una nuova bufera in un quadro già complesso. L’esito delle Europee produce altri strascichi, crepe forse destinate a lasciare il segno. (…) ieri a gettare scompiglio tra i Cinque Stelle è stato un documento dello staff comunicazione di Montecitorio a commento del voto. Un testo — destinato ai parlamentari — in cui vengono esaminate quelle che sono state (a detta dei comunicatori) le criticità e le strategie errate del Movimento. ‘Gli italiani in questa fase difficile hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte, fattore che ciclicamente torna nella storia, da Mussolini a Berlusconi, e hanno bisogno di serenità — si legge nell’analisi —. Renzi ha saputo trasmettere serenità costruttiva, mentre noi abbiamo trasmesso energia sì, ma ansiosa e fatta percepire dai media e dagli altri competitor come distruttiva’. E ancora: ‘I parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti, la battaglia sull’art.138 della Costituzione l’hanno capita ben poche persone. Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti’. Critiche anche allo slogan/hashtag ‘vinciamonoi’ (‘effetto perverso’). Le soluzioni indicate? Maggiore presenza in televisione, cambio nel metodo di selezione dei parlamentari, presentazione di una squadra di governo. Il documento — secondo indiscrezioni — ha letteralmente mandato su tutte le furie i due leader pentastellati, al punto tale che potrebbe avere ripercussioni sull’organizzazione dello staff. (…) Sul fronte parlamentare non è solo l’analisi interna a creare malessere. Prosegue il dibattito sulla possibilità di allearsi con l’Ukip. (…)”.
Sul fronte azzurro, “mosse pasticciate” scrive Ugo Magri su LA STAMPA: “Tale rischia di rivelarsi il colpo di fulmine per la Lega. L’ex Cavaliere avrebbe voluto corteggiare personalmente il segretario del Carroccio Salvini. Una conferenza stampa era all’uopo annunciata per ieri pomeriggio, ma all’ultimo istante Berlusconi ha dato buca. Come mai? La sera prima, in ufficio di presidenza, mezzo partito meridionale gli si era rivoltato contro: da Fitto a Saverio Romano, dalla Polverini alla Carfagna, senza contare le riserve di Tajani, vice-presidente della Commissione Ue. Tutti inorriditi dalla svolta lepeniana della Lega (…). Per cui brusca frenata: Silvio ha dato retta a un consiglio dell’esperto Gasparri, inviando il vece sua una delegazione guidata dal consigliere politico Toti e arricchita dai due capigruppo Brunetta e Romani. Un modo per svicolare senza offendere l’erede di Bossi, al quale Berlusconi ha promesso via telefono che lui personalmente firmerà due dei 6 referendum padani. (…).
Ciò che in realtà preme a Forza Italia è rompere l’isolamento. Come spiega Toti, si vuole dare l’impressione di un ‘work in progress’, di uno sforzo teso a rimettere in piedi l’alleanza perduta. (…) intanto la strategia referendaria inciampa su banali bucce di banana. Ad esempio, uno dei referendum che Berlusconi si appresta a sottoscrivere, quella sulla legge Fornero, è quasi certamente incostituzionale perché crea un buco di bilancio (…). E poi: a un condannato, per giunta interdetto dai pubblici uffici, è consentito firmare un referendum? La risposta è no, non potrebbe. Avendo perso l’elettorato attivo e passivo, Berlusconi è stato depennato dalle liste elettorali. Cosicché si può star certi che, al momento di conteggiare le firme, quella del Cav sarà inesorabilmente annullata dalla Cassazione. La cerimonia della firma, insomma, rischia di risultare un po’ ‘tarocca’ o di avere semplicemente un valore simbolico. Ragion per cui qualcuno ad Arcore si domanda se ne valga realmente la pena”.