“Non si possono fermare i lavori dell’Expo ma si devono fermare i delinquenti”. Il premier Matteo Renzi, parlando con i giornalisti all’uscita di Palazzo Chigi, assicura che è pronto a metterci la faccia su Expo 2015 e rinnova la sua “fiducia” al commissario Giuseppe Sala. L’esposizione milanese, ha sottolineato il presidente del Consiglio, è “è una grandissima iniziativa e una grandissima opportunità per l’Italia e il nostro Paese ha il diritto di provarci. In tanti in questo momento stanno dicendo: ‘Ma chi te lo fa fare, non ti conviene entrare nella dinamica di Expo, mischiare la tua faccia pulita con un’immagine di problemi’. Preferisco rischiare di perdere qualche punto nei sondaggi che una grande opportunità che vuol dire crescita e posti di lavoro”. Uscendo poi dalla sede del Pd, Renzi con i cronisti si è soffermato sulle Europee. “Non vedo una campagna elettorale personale – ha precisato -, siamo tutti impegnati. Si contrappongono due messaggi: quello di chi fa leva sulle paure e il nostro, che punta sulla speranza”.
L’AUDIZIONE DI SALA – Gli appalti di Expo 2015 “apparentemente non sono state condizionate” dagli episodi di corruzione che la settimana scorsa ha portato in manette, fra gli altri, il responsabile dell’Ufficio contratti Angelo Paris. Non a caso, “non sono giunte indicazioni della Procura di fermare o rivedere” le gare ritenute critiche. In audizione alla commissione Antimafia, il commissario straordinario Giuseppe Sala minimizza i rischi per l’esposizione universale, anche se riconosce gli errori di valutazione sul manager arrestato: “Non ho sostituito Paris, è vero, e non ho sospettato che potesse tenere certi tipi di comportamento. Ma non ho mai assunto una persona che mi è stata raccomandata politicamente” si giustifica Sala. Tanto più, sottolinea, che la scelta del suo nome era stata fatta “dall’ex sindaco Moratti”. Mea culpa anche per aver accettato di concedere a Infrastrutture lombarde il ruolo di general contractor, come chiedevano la Moratti e l’allora governatore Roberto Formigoni (“ho fatto un errore, avrei dovuto fare di più”). Ma per il resto Sala respinge ogni addebito di responsabilità: “Non per fare polemiche ma ho chiesto più volte che fossero rafforzati non tanto i controlli ma le dimensioni. Per una lunga fase la prefettura non è stata in grado di rispondere nei tempi previsti e, invece dei canonici 15 giorni, per tutta la prima fase abbiamo viaggiato su più di due mesi di attesa per dare risposta alle aziende”.
A ogni modo, nessun ritardo, assicura il commissario. I principali problemi, da inizio anno, sono venuti “dal maltempo” ma adesso sarà possibile recuperare allungando la giornata lavorativa a 20 ore, semplificando il progetto e i manufatti. Mentre sul fronte amministrativo le nuove linee guida prevedono di esentare dalle verifiche antimafia i contratti fino a 100 mila euro per gli allestimenti (prima era di 50 mila) e fino a 150 mila per l’organizzazione degli eventi. Insomma, controlli meno stringenti, visto che basterà un’autocertificazione.
Una decisione che fa infuriare la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi. Nell’audizione dello scorso 9 aprile, infatti, il governatore lombardo Roberto Maroni non ne aveva fatto cenno: “È stato qui poco tempo fa, quando la terza edizione del protocollo che affievoliva controlli si era già consumata e non ce ne ha dato la notizia” attacca la parlamentare al termine dell’audizione, che punta sulla necessità di intensificare il personale addetto ai controlli: “Va bene la presenza del commissario anticorruzione ma è anche necessario che ci siano più forze dell’ordine che controllano tutta la fase dello svolgimento dei lavori”. Mentre a livello normativo, per la Bindi sarà necessario cambiare la legge sugli appalti pubblici, perché “perché le gare al ribasso e la possibilità di subappalti consentono infiltrazioni mafiose e pratiche corruttive”.
SOGIN PRECISA – In relazione all’indagine della Procura della Repubblica di Milano e alle notizie apparse sulla stampa, Sogin SpA precisa che “il 20 settembre 2013, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione, indicando Giuseppe Zollino, Presidente, e Riccardo Casale, Amministratore Delegato; il 15 ottobre 2013, l’amministratore delegato ha illustrato al CdA la nuova struttura organizzativa della Sogin, varata il giorno successivo. In maniera indipendente, all’oscuro delle indagini in corso, i nuovi vertici aziendali hanno avviato e portato a compimento una due diligence”. Nella nota Sogin precisa le fasi salienti della due diligence: “Il 31 ottobre 2013, il nuovo vertice ha dato incarico a società esterna di realizzare una Due Diligence contabile; il 6 dicembre 2013 il CdA ha completamente rinnovato l’Organismo di Vigilanza e ha sostituito il Dirigente Preposto; il 26 marzo 2014 l’Amministratore Delegato ha informato il CdA che nella successiva seduta del 23 aprile 2014 avrebbe dato piena informativa sugli esiti della Due Diligence. Tale CdA è stato poi rinviato all’8 maggio 2014 per dare la possibilità a tutti i membri del Consiglio, del Collegio Sindacale e del Magistrato Delegato della Corte dei Conti di essere presenti; il 30 aprile, il rapporto di Due Diligence è stato consegnato”.
“Il medesimo giorno – prosegue la nota di Sogin -, l’amministratore delegato ha conferito incarico professionale a un legale esterno, esperto in materia penale, per la redazione di un parere pro-veritate circa l’eventuale rilevanza penale di alcuni rilievi contenuti nel rapporto; il 5 maggio, il legale esterno ha trasmesso il parere pro-veritate con evidenza delle ipotesi di reato e ha indicato all’ad, nella sua qualità di incaricato di pubblico servizio, le azioni da porre in essere; l’8 maggio alle ore 15:00 si è, quindi, tenuto il CdA. L’ad ha dato ampia informazione degli esiti della Due Diligence e delle azioni avviate a tutela della Società. Nello stesso giorno sono state consegnate sette lettere di contestazione ad altrettanti dipendenti; quattro dei quali, tutti dirigenti, sono stati contestualmente, in via cautelativa, sospesi dal servizio. Due di questi risultano essere interessati dalle indagini della Procura di Milano; Il 9 maggio, sulla base del parere pro-veritate che configura la sussistenza di ipotesi di reato, un esposto è stato firmato dall’ad Riccardo Casale e inviato alla Procura della Repubblica”. Nell’ottica della totale trasparenza, il vertice Sogin “garantisce piena collaborazione agli organi inquirenti. Qualora fossero confermati comportamenti e responsabilità individuali in danno alla Società, saranno avviate le ulteriori necessarie azioni legali per tutelare i propri diritti e onorabilità”, conclude la nota.