Politica interna
Fiducia al Governo Conte. Il governo Conte ottiene la fiducia anche alla Camera. 350 i sì da Lega e M5S; 236 i no di Pd, Forza Italia e Leu, mentre Fratelli d’Italia si è astenuta. I lavori parlamentari ora sono in attesa della composizione dell’esecutivo e della nomina dei 28 presidenti di commissione. Momenti di tensione in Aula durante il discorso del premier Conte, con Luigi Di Maio alla sua destra e Matteo Salvini alla sua sinistra: il Pd ha attaccato il presidente del Consiglio dopo un suo passaggio dedicato agli attacchi sui social all’indirizzo di “un congiunto” del Presidente Mattarella; critiche anche per l’attacco alla Anac di Cantone: “Stiamo studiando un’iniziativa che riguarda il ruolo dell’Anac. Se riusciremo a potenziare la sua fase di pre-contenzioso avremo una sorta di certificazione autorevole per gli amministratori”. E ancora: “Se non riusciamo a superare la stasi generata dall’approvazione del codice degli appalti pubblici non andiamo da nessuna parte”. Gelida la replica dell’Anac, che esprime immediato “stupore”.
Nomine. Giorni fa Luigi Di Maio ha affermato che lo spoil system è giusto, di fatto anticipando le mosse del governo a proposito delle decine di nomine oggetto della legge 165 del 2001, quella che affida all’esecutivo il potere di far decadere, entro 90 giorni dal giuramento, tutti i capi dipartimento dei ministeri e i segretari generali, i consigli di amministrazione e i collegi sindacali in scadenza nelle società direttamente controllate, e quelli nelle controllate indirette. Sono circa 350 le nomine che entro inizio settembre il governo Conte dovrà decidere. Ruoli chiave, che vanno dal segretario di Palazzo Chigi al Dipartimento della Protezione Civile, o il delicato Dipartimento informazioni per la sicurezza. Tra i punti più delicati, Cassa Depositi e Prestiti: si rafforza l’ipotesi di Massimo Tononi alla presidenza. Mentre sulla questione Copasir, ieri Guido Crosetto di Fratelli d’Italia avrebbe confidato ieri che il governo avrebbe proposto al suo partito la presidenza della commissione parlamentare per i servizi segreti. La voce trova conferme anche in Forza Italia: agli azzurri andrebbe la presidenza della commissione di vigilanza Rai, mentre al Pd niente.
Politica estera
Sanzioni alla Russia. Nel suo discorso al Senato nel giorno della fiducia, il premier Conte aveva aperto all’ipotesi revisione delle misure restrittive adottate da Ue e USA ai danni della Russia, dopo l’occupazione della Crimea nel 2014. Ieri il chiarimento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: “Le sanzioni sono importanti per inviare un messaggio chiaro alla Russia per ciò che ha fatto in Ucraina”. Bailey Hutchinson, ambasciatrice Usa nel quartier generale dell’Alleanza atlantica a Bruxelles, rafforza il concetto: “Le sanzioni vanno mantenute, almeno fino a quando Mosca non cambierà il suo comportamento, perché altrimenti invieremmo un pessimo segnale”. L’esecutivo giallo-verde pare ancora indeciso se partire subito con il gesto eclatante che spaccherebbe l’Europa rendendola impotente di fronte al Cremlino, ma le pressioni su Roma sembrano già forti. A Bruxelles c’è il timore che il nuovo governo italiano sia troppo vicino alla Federazione russa. Il punto più dolente sembrano essere i collegamenti fra la Lega e Russia unita, il partito di Vladimir Putin. Mosca insiste a sottolineare che la collaborazione è trasparente e servirà a migliorare i rapporti fra Russia e Unione europea, ma per gli Stati maggiori dell’Alleanza queste rassicurazioni non sembrano bastare.
Argentina – Israele. Niente amichevole sabato tra Israele e Argentina: i calciatori sudamericani temevano per la propria incolumità, dopo le poteste di alcuni palestinesi al campo d’allenamento dell’Albiceleste, che hanno macchiato di sangue alcune maglie biancocelesti. La reazione del governo irsaeliano è dura: “E’ una vergogna che il calcio argentino si pieghi a chi odia il nostro Paese”, twitta il ministro della Difesa Avi Lieberman. Il vicepresidente della Federcalcio, Rotem Kamer, parla addirittura di “terrorismo calcistico”. Inutilmente il premier Netanyahu aveva provato a convincere Mauricio Macri, presidente argentino, a salvare la gara di Gerusalemme, in origine prevista ad Haifa. “Mi dispiace, non posso influenzare in alcun modo i giocatori” ha risposto Macri. Pare infatti che oltre a minacce generiche e magliette imbrattate, ci siano state intimidazioni dirette verso alcuni calciatori, come rivelato dalla ministra Regev.
Economia e Finanza
Qe. Il capo economista della Bce Peter Praet, vale a dire l’uomo che nei consigli direttivi presenta ai banchieri centrali il quadro generale che dovrebbe ispirare le loro scelte di politica monetaria, ha detto che l’inflazione, il faro che orienta le decisioni dei guardiani dell’euro, si sta muovendo “verso il nostro obiettivo” del 2% “nel medio termine”. Un modo per dire che non ci sono motivi per congelare o ritardare il periodo di uscita dalle misure straordinarie introdotte durante la Grande crisi. Finora la Bce, e Mario Draghi in primo luogo, si erano sempre detti delusi dell’inflazione, mantenendo alta la guardia e dunque la possibilità di riportare la Bce su una traiettoria più generosa. Ma il segnale di Praet e dei falchi è chiarissimo: il meteo segna sereno e i banchieri centrali possono andare avanti su un percorso di “normalizzazione”. Sembrano matuti i tempi per iniziare a valutare il tapering, la graduale riduzione del programma di acquisti da 30 miliardi al mese. Già Sabine Lautenschläger, membro del Comitato esecutivo e considerata tra i falchi della Banca, nei giorni scorsi aveva dato un’indicazione in tal senso. Di questo, di tapering dunque, si discuterà alla riunione dei vertici della Banca la settimana prossima a Riga: finora un argomento rimasto nei corridoi, fuori dalle riunioni del consiglio.
Prime misure governo Conte. Ieri il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, è tornato a scatenare le polemiche sul tema flat tax, con un intervento a Radio Anch’io, dove, a proposito di chi ci guadagnerà, ha detto: “Se uno fattura di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più”. Spiegazione che ha provocato immediate reazioni politiche. “Finalmente hanno detto la verità – ha twittato il presidente del Pd, Matteo Orfini -. A questo serve l’annunciata rivoluzione fiscale, a far guadagnare chi è più ricco, a danno di tutti gli altri”. Sulle barricate anche Leu (“riforma incostituzionale”). Intanto resta alto il pressing della maggioranza pervarare subito un primo pacchetto di misure urgenti. Con il trascorrere delle ore l’ipotesi di un provvedimento da varare già a fine giugno, circolata nei giorni scorsi, sta perdendo quota in favore di un’operazione da far scattare attomo alla metà di luglio, quando tutti i ministri avranno approfondito i dossier. Due gli interventi in rampa di lancio: la cosiddetta pace fiscale, cara alla Lega, e la riforna dei centri per l’impiego, prima tappa del percorso per arrivare al reddito di cittadinanza, su cui punta forte il Movimento Cinque Stelle.L