In corsia di sorpasso è tornato il treno giallo-verde: ripartito ieri e pronto ad approdare a Palazzo Chigi. Ricominciando dalla maggioranza e dal contratto «che già c’è». Due le opzioni in campo per la riapertura della trattativa. La riproposizione di Giuseppe Conte, rientrato ieri a Roma, come presidente del Consiglio; oppure un esecutivo a trazione leghista, guidato dal leader in persona o dal suo braccio destro Giorgetti. E tra le ipotesi a sorpresa spunta anche la possibilità di sostituire Savona al Tesoro con lo stesso Cottarelli. Dall’Europa giungono echi di forte preoccupazione e qualche critica feroce. La situazione è fosca. Salvini e Di Maio, seppur con toni molto diversi, continuano a polemizzare con il Colle. «Spread? Chiedete a Mattarella» graffia il leader leghista. «Irresponsabile non far nascere il governo», attacca il grillino, insistendo sull’impeachment contro il capo dello Stato. Persino il Pd annuncia che non voterà la fiducia, ma si asterrà. Il governo Cottarelli nasce già morto. Preludio della tempesta perfetta che rischia di precipitare il Paese verso il default. Alle cinque della sera Mr spending review non scioglie la riserva né si affaccia fuori dallo Studio alla Vetrata per leggere la lista dei ministri, ma lascia il Quirinale da un’uscita secondaria, direzione Montecitorio. Deve scendere in campo il Quirinale per troncare ogni illazione: nessuna rinuncia di Cottarelli — si affretta a precisare — serve solo più tempo per comporre la lista dei ministri. Intanto qualcosa accade lungo la direttrice Colle-Parlamento. E i toni si fanno d’un colpo più cauti. «Mattarella ha sbagliato ma basta insulti», esorta in diretta Fb Salvini, che punta a tenere aperte le Camere intervenendo su Fornero e legge elettorale. Per poi frenare sulla corsa alle urne: «Prima si vota e meglio è, sperando che non sia a Ferragosto, non vorrei rompere le scatole agli italiani». A Di Maio non resta che accodarsi. Con una clamorosa retromarcia: «Per quanto riguarda l’impeachment non è più sul tavolo perché cuor di leone Salvini non lo vuol fare». Dicendosi addirittura pronto «a collaborare con Mattarella per risolvere la crisi di governo».