Politica interna
M5S e Lega: Conte premier, i dubbi del Colle. Il Corriere della Sera: “Lega e Movimento Cinque Stelle svelano le carte: è Giuseppe Conte il premier indicato dai due partiti. E’ pronta anche la lista dei futuri ministri. Non si scioglie il nodo sul caso di Paolo Savona, indicato per il dicastero dell’Economia. Il leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, garantisce: «Sarà un governo politico». II presidente Sergio Mattarella ha deciso una pausa di riflessione. Alle 11 incontrerà i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico. Oggi, comunque, non è previsto che venga assegnato l’incarico per Palazzo Chigi. Elezioni in Valle d’Aosta: avanzata della Lega che guadagna il 17 per cento”. Stefano Folli su Repubblica: “La giornata di ieri ha segnato un’innovazione istituzionale. Al punto che il presidente della Repubblica, invece di affrettarsi ad apporre il suo sigillo sui nomi e i testi fornitigli dal binomio Di Maio-Salvini, ha convocato per stamane i due presidenti delle Camere. È un passo del tutto inusuale” perché “in concreto, Di Maio e Salvini non hanno fatto nulla per salvare le apparenze, ossia per riconoscere al capo dello Stato il rispetto autentico e non meramente formale delle sue prerogative”. Repubblica: “Al Quirinale la soluzione Conte può diventare il male minore rispetto alle elezioni anticipate o un reset che porterebbe i due partiti vincitori a consegnare un compito peggiore del primo. Ma il Colle ha altre condizioni da imporre. Per questo oggi Mattarella riceverà in mattinata i presidenti delle Camere Casellati e Fico. Vuole che le massime istituzioni siano coinvolte nella scelta. Consultandoli il presidente sa di poter avere un punto di vista doppio, da un esponente della maggioranza e una dell’opposizione. La pausa di riflessione potrebbe allungarsi al pomeriggio e la decisione definitiva slittare a domani. Ma se si finisce su Conte, l’incontro con il capo dello Stato diventerà il vero passaggio chiave della crisi. Toccherà al professore dimostrare il suo grado di autonomia, a cominciare dalla scelta dei ministri: (decisivo per i mercati), quello degli Esteri, quello della Difesa e la delega ai servizi segreti. Oggi su Repubblica il profilo di Conte: “Blindato in casa in attesa dell’incarico: “So ascoltare, anche quando le parti sono distanti”. Cattolico, 54 anni, professore di diritto: “Chi sono? Uno che ha passato la vita sui libri”. Infine Salvini sulla fine di categorie come centrodestra e centrosinistra: «Tutti i giornali del mondo parlano della nascita di questo governo. La verità è che entrambi i leader saranno al governo con responsabilità assolutamente rilevanti. Non c’è bisogno di un’etichetta». «Siamo a un ribaltamento totale delle prospettive. Il punto oggi è popolo contro élite, non più destra contro sinistra». In questa logica il rapporto della Lega con i 5 Stelle forse non è soltanto un contratto… E oggi sul Foglio Sabino Cassese passa proprio in rassegna il contratto di Governo, punto per punto, tra dubbi interpretativi e preoccupazioni.
I possibili ministri e il fronte Pd. Il Corriere della Sera sui possibili ministri: “Tra le caselle che scottano resta sempre in primo piano quella dell’Economia. «Dei ministri se ne occupa il presidente del Consiglio che sarà incaricato», glissa Luigi Di Maio. II nome di Paolo Savona rimane sul tavolo, in cima alla lista. Però si studia anche un piano b e nel toto-nomi spunta anche il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi. Del resto, i timori riguardano anche altri ministeri. La composizione della squadra, anche per questo, è in evoluzione. Per la Difesa si delinea la pista che porta a Elisabetta Trenta, nella squadra M5S presentata già prima delle elezioni. Ma la novità forse più significativa è il nome di Enzo Moavero Milanesi, grande esperto di rapporti con l’Unione europea e gradito al Quirinale. Un nome per molti versi di garanzia. Ma il domino interno è in movimento. Resta aperta la questione vicepremier. «Salvini e Di Maio assumeranno quel ruolo», dicono convinti i vertici Cinque Stelle. E per il capo politico M55 c’è anche il nodo del super-ministero (Lavoro e Sviluppo Economico). Sul tavolo anche la collocazione di Laura Castelli alle Infrastrutture, ma ci sono timori per i trascorsi No Tav. Toninelli potrebbe invece occuparsi di Riforme Istituzionali. Nicola Molteni è dato all’Agricoltura. Giancarlo Giorgetti sarà probabilmente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre Giulia Bongiorno potrebbe essere la nuova Guardasigilli. I Rapporti con il Parlamento potrebbero essere affidati a Roberto Calderoli, Gian Marco Centinaio al Turismo”.
E sul fronte Pd si segnala Repubblica con l’intervista a Graziano Delrio: «Sono due le parole chiave: “fermiamoli”, perché questo governo farà del male alla gente, alle imprese, a questo povero paese. La partenza è pessima, con un rischio di incostituzionalità nelle proposte di Lega e 5Stelle. Ma l’altra è “fermiamoci”. Sull’Assemblea dem: «È molto facile pensare di fare il processo a Renzi e avere così risolto la questione della sinistra in Europa. L’Assemblea doveva essere un confronto sulla nuova sfida con la destra e fissare il congresso entro l’anno. Il problema non è Martina sì o no, ma la nostra identità. Se c’è stata una sconnessione con i cittadini, dobbiamo recuperare ma non dando la colpa solo a chi ha guidato il Pd».
Economia e Finanza
Governo Lega-M5S: incubo spread e rating. Il Corriere della Sera: “Uno dei primi problemi che il nuovo governo dovrà risolvere sarà quello di conquistare la fiducia dei mercati. L’esecutivo giallo-verde non è ancora nato ma la pressione sui titoli di Stato si fa già sentire, spingendo all’insù, come è successo ieri, i tassi dei Btp a dieci anni. Lo spread ha toccato quota 189, per chiudere a 185. E soprattutto è tornato l’allarme delle agenzie di rating che temono gli annunci sulle scelte economiche del governo Lega-M5S. Manfred Weber, leader dell’Europarlamento, avverte: «L’Italia sta giocando con il fuoco». La replica di Salvini: «Non c’è niente da temere dalla nostre scelte economiche. Criticateci pure, ma dopo; prima fateci partire»”. Il Corriere: la nota di Fitch ha già trasmesso una scossa perché ha ricordato a tutti le perplessità già diffuse fra gli investitori. «Le misure proposte per aumentare il gettito (del bilancio pubblico, ndr) non coprirebbero gli impegni di spesa – si legge – e il programma è incoerente con l’obiettivo affermato dal governo entrante di ridurre il debito». A queste parole dell’agenzia di rating, il cui compito è valutare la capacità di un governo o di un’impresa di ripagare i propri debiti, ha reagito anche la Borsa: l’indice Ftse-Mib ha in pochi minuti perso 200 punti per chiudere in rosso dell’1,54%, ancora una volta la peggiore d’Europa. La lezione è dunque che le agenzie di rating restano influenti.
Lavoro e giovani priorità del Paese. Il Sole 24 Ore: “Più lavoro, più crescita, meno debito pubblico. Sono le parole chiave che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha indicato lo scorso 16 febbraio alle Assise di Verona e ripeterà oggi all’assemblea privata di Confindustria e, domani, in quella pubblica, dove sono attesi circa 5mila delegati. È il lavoro, secondo Boccia, la priorità, specie i giovani. Solo con più occupazione si può realizzare quella società «aperta e inclusiva» che sta dietro il pensiero economico di Confindustria. Jobs Act, Industria 4.0: bisogna confermare le riforme che hanno funzionato, dirà Boccia nel corso dell’assemblea, come dimostrano i numeri, +7% export, +30% gli investimenti privati”. Sempre sul Sole si legge: “A fine 2018 scadranno, o resteranno senza risorse, incentivi alle imprese che valgono 3 miliardi l’anno: agevolazioni 4.0, nuova Sabatini, bonus Sud per la decontribuzione, Fondo di garanzia Pmi. Nel contratto di governo resta una certa vaghezza sulle politiche industriali e su prossime proroghe o rifinanziamenti. Ma presto in vista della manovra in autunno, bisognerà passare dai principi ai conti”.
Politica estera
Debito. Commissione Ue: domani il verdetto. La Stampa: “Il buco nei conti del 2018 c’è. E andrebbe colmato. Ma la Commissione europea si sta ancora scervellando su quali parole usare nella sua «pagella» per ricordarlo al governo di Roma. Non vuole apparire troppo «invasiva». «Una virgola di troppo rischia di scatenare la guerra – fa notare una fonte Ue – e non vogliamo essere noi ad aprire le ostilità». Una cosa è certa: domani non partirà una lettera da Bruxelles con l’esplicita richiesta di una manovra correttiva. L’ipotesi è già stata scartata da tempo. Il nodo è un altro: all’interno dell’esecutivo Juncker ci sono opinioni diverse sul linguaggio da usare nelle Raccomandazioni-Paese. E così, a poco più di 24 ore dalla pubblicazione del documento (prevista per domani mattina), il testo definitivo per l’Italia ancora non c’è. Linguaggio a parte, però, il messaggio da recapitare è chiaro e ben noto: il bilancio del 2018 (quello approvato dal governo Gentiloni e votato dallo scorso Parlamento) rischia di sforare i vincoli. La deviazione è pari allo 0,3% del Pil: 5,1 miliardi di euro. Per domani è attesa inoltre la pubblicazione del rapporto sul debito pubblico italiano”. Il leader del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, avverte l’Italia: «State giocando con il fuoco, il vostro Paese è fortemente indebitato». Marine Le Pen euforica per il successo del suo amico Salvini. Mentre Michael Roth non si unisce al coro degli allarmisti sul governo gialloverde che sta prendendo forma in Italia. In un’intervista con Repubblica, il viceministro tedesco degli Esteri con delega sull’Europa spiega il perché. E il politico socialdemocratico nega anche che un’Italia populista possa diventare un alibi per Angela Merkel per bloccare ulteriormente le riforme europee.
Pesano le sanzioni su Iran e Venezuela. Il Sole 24 Ore: “Stop ai programmi balistici, via da Yemen e Siria: il segretario di Stato Pompeo ha annunciato il piano Usa per un nuovo accordo con l’Iran sul nucleare. Oltre a una drastica lista di divieti, una stretta sia su Teheran sia sugli alleati che cercano di salvare l’accordo del 2015. «Le sanzioni tornano ad avere pieno effetto – ha detto Pompeo – e ne arriveranno di nuove. Si tratterà «delle più dure nella storia»”. La Stampa: “Lo scenario investe l’Italia perché l’interscambio con l’Iran vale 5 miliardi di euro, 2 miliardi di esportazioni e 3 di import (essenzialmente greggio). E la partita è ben più importante perché investe anche una miriade di pre-contratti già sottoscritti da più aziende e rimasti finora lontano dai riflettori. Nell’ultimo anno più volte Washington aveva avvertito l’Italia sui rischi a cui andava incontro in Iran, ma gli appelli sono caduti nel vuoto. Il potenziale di investimento complessivo ha così superato i 27 miliardi di euro, portando il totale a rischio oltre i 30 miliardi. «È una situazione difficile e delicata – ammette il presidente di Confindustria, Boccia – a causa degli accordi fatti in Iran, questa situazione può farci del male». La Repubblica: “Con la rielezione di Maduro scattano subito nuove sanzioni americane sul Venezuela. Unite con quelle che l’Amministrazione Trump ha appena reintrodotto sull’Iran, spiegano almeno in parte il nuovo rischio di shock energetico. Il caro-petrolio è tornato in mezzo a noi, penalizzando i consumatori occidentali. Ieri il greggio di tipo Brent, uno dei più seguiti come indicatore dei prezzi mondiali, era a quota 79 dollari, appena un po’ sotto il massimo di 80 dollari toccato la settimana prima.